La sua verità la starebbe trascrivendo in un diario. Un diario che Ciro Guarente sta scrivendo in carcere. E’ lì che sta riportando la sua versione dei fatti. Di quell’atroce assassinio che ha visto la morte di Vincenzo Ruggiero, il 25enne di Parete il cui corpo fatto a pezzi è stato poi ritrovato in un garage a Ponticelli.
Ciro scrive di un complice, di qualcuno che emotivamente lo avrebbe spinto a uccidere, che gli avrebbe alimentato una gelosia nei suoi confronti. La gelosia, quella che lo avrebbe spinto a commettere il delitto, gli sarebbe stata procurata, dunque, da altri.
L’ex militare parla però anche di un’altra persona che lo avrebbe aiutato a disfarsi del corpo. Da solo non ce la faceva Guarente. La fisicità lo penalizza, lui che a stento arriva al metro e sessanta, ha chiesto una mano per coprire il guaio. Vincenzo era alto quasi un metro e 90. Murare quel corpo senza che nessuno se ne accorgesse sembra di fatti impossibile, peraltro in un posto popoloso come quello in cui si trova il garage degli orrori. Per questo Ciro avrebbe chiesto aiuto e un complice l’avrebbe anche trovato. Qualcuno che lo ha aiutato a fare a pezzi il cadavere e sotterrarlo sotto un massetto di cemento a presa rapida.
Heven Grimaldi e Ciro tra l’altro hanno abitato nell’appartamento di via Boccaccio per diversi giorni, e dunque la scena del crimine potrebbe essere stata alterata. L’alloggio è stato occupato con continuità e la notte tra il sette e l’otto luglio Guarente è stato ripreso mentre caricava nel portabagagli qualcosa di pesante. Circostanze che gli inquirenti non potranno non tenere in considerazione.
La scena del crimine sarebbe stata inquinata dagli inquilini dell’appartamento fino al giorno dell’arresto di Guarente. Ma comunque in quella casa sono state trovate cose utili alle indagini.
Guarente è in carcere dal 29 luglio e, dopo il suo arresto, è anche emerso che la sua auto, poche ore dopo il delitto, è stata vista più volte transitare nella zona di Licola, come se vagasse senza una meta precisa.
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