Altro che ala scissionista. Secondo il Procuratore della Repubblica Giovanni Melillo, che ha incontrato i giornalisti nell’ambito della conferenza stampa tenuta stamattina al Centro Direzionale dopo il blitz contro la camorra giuglianese, la cellula criminale di via Montessori a Giugliano è stata “epurata” dai vertici del clan Mallardo. Gli esponenti del gruppo facente capo al boss scomparso Michele Di Biase sono stati allontanati dalla cosca dei Carlantonio e costretti a mettersi in proprio per evitare di estinguersi.
Non una scelta volontaria dettata da smanie di indipendenza e autonomia, dunque, ma una decisione imposta dai vertici del clan guidato da Ciccio Mallardo. “Devono andarsene”, sarebbe stata la volontà espressa dal boss dell’Alleanza di Secondigliano. A determinare questa scelta, secondo la Procura, la violazione da parte de gruppo di via Montessori dello storico divieto di spacciare droga nella città di Giugliano. Uno “sgarro” costato caro a Di Biase e ai suoi fedelissimi, e che ha portato una lunga scia di sangue nella terza città della Campania.
Isolato ed escluso dalle spartizioni criminali del territorio, il gruppo delle “Paparelle” è stato costretto a mettersi in proprio e a raccogliere danaro imponendo il racket in città ai danni dei commercianti. E nonostante la probabile morte di Michele Di Biase (sparito in un caso di lupara bianca al Vasto di Napoli), il duplice agguato al figlio “Nellino” e al fedele Silvano Ciccarelli, il raid contro Gennaro Catuogno detto ‘o Scoiattolo, e l’uccisione del 22enne Enis Mahmoudi, la cellula di via Montessori non è mai stata in grado di rispondere militarmente all’isolamento imposto dalla cosca dei Carlantonio che, secondo la Procura, è più forte che mai.