Altro che venditore di bibite allo stadio Diego Armando Maradona. La seconda vita di Luigi di Maio dopo la débâcle elettorale di settembre sarà in Europa, in un ruolo di primo piano. Se ci sarà l’ok finale del Governo Meloni, l’ex leader del M5S sarà infatti inviato Ue nel Golfo Persico.
Di Maio: status da diplomatico e stipendio da 12mila euro
Una specie di ambasciatore per conto dell’Unione Europea. Sarà questo – probabilmente – il futuro dell’ex segretario di Impegno Civico. Con tutti i benefici connessi e annessi al compito: status da diplomatico, staff al suo servizio, rimborso spese e un maxi-stipendio da 12mila euro, rigorosamente sottoposti a una tassazione agevolata. Spetterà a lui – in cambio del lauto compenso – occuparsi degli approvvigionamenti di gas e petrolio che provengono dalle regione e dei rapporti con l’Iran, attualmente precipitato nel caos delle rivolte popolari contro il regime degli ayatollah.
Di Maio, per il ruolo di inviato Ue, ha superato la concorrenza di altri tre candidati: il cipriota Markos Kyprianou (ex ministro degli Esteri, specializzato in diritto internazionale a Cambridge e in diritto societario ad Harvard), lo slovacco Jan Kubis (ex inviato Onu in Libia ed ex rappresentante del segretario generale delle Nazioni Unite in Afghanistan prima e in Libia poi) e il greco Dimitris Avramopoulos (ex ministro ed ex commissario europeo).
Malumori in maggioranza
A dare l’ok alla sua nomina è stato l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Di Maio avrebbe capitalizzato i buoni rapporti instaurati con lui durante la sua permanenza alla Farnesina nei panni di Ministro degli Esteri, beneficiando tra l’altro della benedizione dell’ex premier Mario Draghi. La notizia dell’imminente designazione dell’ex pentastellato però ha scatenato i malumori all’interno dell’attuale maggioranza. Il senatore Maurizio Gasparri ha promesso di mettersi di traverso. Per lui Di Maio non ha i requisiti. Secondo “La Stampa” sulla sua nomina dovranno votare i governi dell’Ue a maggioranza qualificata. Cosa farà a quel punto il Governo Meloni?
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