Napoletani spariti, il mistero cresce: irreperibile capo della Polizia. E spunta pista della truffa

Sta assumendo le forme di un giallo internazionale la sparizione di Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, i tre napoletani inghiottiti nel nulla in Messico dal 31 gennaio. Il capo della Polizia di Tecalitlan è al momento irreperibile. Lo avrebbe riferito ai media messicani il segretario generale dello Stato di Jalisco. Nell’inchiesta condotta dal procuratore dello Stato, Raul Sanchez, 33 poliziotti sono finiti sotto inchiesta. Ma il dirigente del corpo di polizia non è stato rintracciato.

L’irreperibilità dell’uomo accresce ancora di più i sospetti sul coinvolgimento dei poliziotti di Telaticlan, il paesino di 15mila anime dove Raffaele Russo stava lavorando, nella sparizione dei tre partenopei. “Sono venute le guardie”, avevano detto i due ragazzi in un messaggio vocale inoltrato tramite WhatsApp ai parenti, prima di finire nel nulla. Le stesse “guardie” che, tramite la voce di una segretaria di turno al centralino, in un primo momento aveva confermato ai parenti l’arrivo in caserma di due italiani per poi smentirlo poco dopo.

Il quotidiano messicano “Noti Tala” intanto riporta che la macchina della diplomazia si è attivata: le autorità di Jalisco si sono incontrate con gli ambasciatori italiani per informarli dei progressi nell’indagine. All’incontro tra Roberto López Lara, Segretario Generale del Governo, Procuratore Raúl Sánchez e il Consigliere dell’Ambasciata d’Italia in Messico, Simone Landini, è stato concordato lo scambio di qualsiasi informazione utile al ritrovamento dei tre uomini. Le operazioni di ricerca sono state estese anche ai territori confinanti di Michoacán e Colima.

Nello sviluppo dell’indagine, il procuratore generale ha sottolineato che alcune lacune sono state colmate con le informazioni fornite da Francesco Russo, persona che ha sollevato la denuncia di scomparsa dei suoi tre compatrioti. Secondo il procuratore, Francesco Russo ha detto che gli stranieri “erano fuori a piedi e turisti, non hanno mai indicato cosa stavano facendo e le loro attività. Allo stesso modo, la procura ha stabilito che gli stranieri erano da diversi giorni a Ciudad Guzmán e non che erano arrivati un giorno prima, come è stato confermato nelle prime notizie sul caso”.

Ma accanto alla pista dei poliziotti corrotti, si aggiunge (o si intreccia) quella della truffa. Infatti i dati scambiati tra il Segretariato Generale del Governo, l’Ambasciata italiana in Messico e l’Addetto della Polizia italiana hanno riportato che gli stranieri “vendevano generatori elettrici o di saldatura e diversi strumenti, apparentemente alterati, che vendevano come prestigio riconosciuto, ma sono stati alterati, apparentemente cinesi“, ha spiegato il pubblico ministero. La loro sparizione potrebbe essere legata a qualche cliente “scomodo” che si è sentito truffato e ha deciso di vendicarsi con la complicità dei poliziotti di Tecalitlan? Ipotesi, per adesso. Tutte da confermare.

Certo è che, come ha affermato il procuratore Raul Sànchez Jiménez, le informazioni fornite “hanno cambiato la direzione dell’indagine”. Nell’incontro tra rappresentanti italiani e messicani, i primi hanno condiviso che uno dei scomparsi aveva precedenti, perché Raffaele Russo era stato arrestato tre anni fa in un altro stato messicano, a Ciudad del Carmen, a Campeche. Sono stati esaminati anche altri italiani che sono o erano imparentati con gli scomparsi. Raul Sánchez Jiménez ha spiegato che un altro uomo di origine italiana è stato arrestato a Guanajuato dopo essere stato sorpreso a possedere saldatrici e fatture false. Il detenuto potrebbe avere una relazione con i suoi connazionali. “Ancora non è stato accertato che i napoletani hanno sviluppato attività illecite nel paese”, ha tenuto a precisare il magistrat , ma la Procura di Jalisco segue anche questa pista per capire se siano finiti vittime di un brutto giro.

Intanto, però, la famiglia rimanda tutte le accuse al mittente: “La Procura di Guadalajara indugia su dicerie legate agli interessi dei nostri parenti in Messico per coprire il loro insuccesso nelle operazioni di ricerca. Il procuratore Sanchez sapeva sin dal primo giorno della scomparsa e anziché attivarsi nelle ricerche facendo tesoro delle nostre indicazioni riguardanti il coinvolgimento della polizia continua continua a concentrarsi sui precedenti di Raffaele. Raffaele è solo un ambulante, un magliaro. Non è un camorrista o un narcotrafficante. L’impressione, invece, è che in Messico si preferisca dare credito alle menzogne per coprire la mancanza di risultati nelle ricerche”.

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