Napoletani spariti in Messico: “Sono stati ceduti alla criminalità”. La pista dei generatori

Si fa sempre più inquietante la vicenda dei napoletani spariti in Messico. Raffaele Russo, suo figlio Antonio e il nipote Vincenzo Cimmino. Risale a ieri l’arresto di tre poliziotti di Tecalitlan, accusati di aver intercettato e “ceduto” i tre partenopei alla criminalità locale. Il capo della Polizia, Hugo Enrique Martinez Muniz, è irreperibile. Si è dileguato ed è ricercato in tutto lo stato di Jalisco.

Mercoledì mattina i 33 poliziotti del comando di Tecalitlan sono stati destituiti dal loro incarico e sostituiti d’imperio dagli agenti dello Stato perchè sospettati di essere collusi con la criminalità locale e di essere coinvolti nella sparizione dei napoletani. Sono stati privati delle armi di ordinanza e invitati a presentarsi nella sede del comando generale di Jalisco. Dei 33 convocati, però, si sono presentati soltanto in 18. Il capo della Polizia si è preso un giorno di permesso, ma quando gli agenti dello Stato si sono presentati a casa del comandante, l’hanno trovata chiusa. E di lui non c’era traccia: è attualmente un fuggitivo.

Intanto si fa più chiara la dinamica di quanto accaduto. Secondo quanto raccontato da alcuni testimoni ascoltati dalla polizia dello stato di Jalisco, lo scorso 31 gennaio, i tre italiani sarebbero stati intercettati da tre pattuglie delle polizia locale e “consegnati” ad alcuni esponenti della malavita locale su ordine del comandante Martinez Muniz. Prima Raffaele, mentre era impegnato nella vendita come ambulante a bordo della sua auto noleggiata, poi Antonio e Vincenzo, bloccati mentre facevano rifornimento di benzina in un distributore della zona. Nel territorio è presente un cartello criminale, Jalisco nueva generacion, che gestisce le attività illegali e ha il controllo del territorio.

Ancora nebuloso il movente. Perché Raffaele, Antonio e Vincenzo sono stati rapiti? Cosa avevano fatto? I media messicani ipotizzano che il mercato “nero” dei generatori elettrici contraffatti, particolarmente redditizio in centro America, sia oggetto di una contesa tra i napoletani e i gruppi locali, questi ultimi pronti a strapparne il florido mercato agli italiani insediatisi da poco. Risale tra l’altro a pochi giorni fa l’arresto, nello stato di Querelaro, di Stefano Umberto, anche lui originario della provincia di Napoli, accusato della vendita di generatori elettrici contraffatti. Non avrebbe alcun legame con gli scomparsi, ma confermerebbe la presenza forte di italiani interessati a monopolizzare il mercato dei generatori attraverso la vendita al dettaglio.

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