Giugliano. Hanno richiesto tutti il rito abbreviato i presunti componenti del clan delle Palazzine, ovvero il gruppo che secondo gli investigatori avrebbe scatenato la faida per provare a togliere l’egemonia criminale alla cosca dei Mallardo. Oggi il gip De Falco del Tribunale di Napoli ha accolto le richieste presentate dalle parti.
La Federazione Italiana Antiracket ed uno degli imprenditori finiti nella morsa del pizzo dei cosiddetti scissionisti giuglianesi sono stati ammessi al processo come parte civile. In tutto alla sbarra ci sono 15 persone, accusati a vario titolo di associazione mafiosa ed altri anche di armi ed estorsione aggravata. Tra gli imputati spiccano i presunti vertici della cosca, ovvero Gennaro Catuogno detto ‘o Scoiattolo, Aniello Di Biase detto Paparella, e Michele De Simone detto Gennaro ‘e Marano. Poi ci sono quelli ritenuti gregari o fiancheggiatori: Francesco Di Nardo, Crescenzo Panico, Salvatore Pugliese, Silvano Ciccarelli, Domenico Smarrazzo detto Scè Scè, Nicola Ciccarelli, Raffaele De Simone, Antonio Guarino, Giuseppe D’Alterio detto Piripicci, Vincenzo Micillo e le due figlie di Michele De Simone.
Nel collegio difensivo, tra gli altri, ci sono gl avvocati Rino Amelio, Alessandro Caserta, Alfonso Palumbo e Giovanni Abbate. Di Biase, Smarazzo e Micillo furono fermati nel luglio 2017 dai carabinieri della Compagnia di Giugliano, guidati dal capitano De Lise, dopo la denuncia di un imprenditore al quale sarebbe stata avanzata la richiesta estorsiva di 5mila euro. A novembre fu invece la polizia ad entrare in azione, disarticolando il gruppo scissionista e colpendo anche l’organizzazione madre, ovvero quella dei Mallardo, eseguendo in totale 19 misure cautelari. Dalle intercettazioni sono emerse richieste estorsive nei confronti di una ditta di gelati, un centro diagnostico, una società di slot ed un’altra di autobus. La prossima udienza è fissata il 13 aprile con la discussione del pm.