Omicidio Luca Sacchi, nello zaino della ragazza 2mila euro. Il movente

ROMA. Omicidio Luca Sacchi, soldi nello zaino della ragazza. Si sta delineando in queste ore la dinamica e il possibile movente dell’omicidio di Luca Sacchi, ucciso a Roma in un tentativo di rapina legato probabilmente ad una compravendita di droga, che Anastasia, la fidanzata del giovane, aveva chiesto a Valerio Del Grosso e Paolo Pirino (poi arrestati) di procurarle. Sarebbe stata la quantità di soldi che la ragazza aveva nello zaino a spingere i due a scipparla. “Due mazzette da 20 e da 50 euro”, riferisce un testimone, per un totale di oltre 2mila euro.

Omicidio Luca Sacchi, soldi nello zaino

A sparare sarebbe stato Valerio Del Grosso che ha raccontato a un amico che “voleva solo spaventarlo, non ucciderlo”. I due arrestati ieri, si legge nel provvedimento, avrebbero dovuto consegnare della droga “a un gruppo di amici della vittima, ma in realtà erano intenzionati a rapinare i giovani dei soldi che sapevano detenere in uno zaino da donna”, senza consegnare la sostanza stupefacente pattuita. Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, “a bordo di una Smart di colore chiaro, armati di un revolver calibro 38 e di una mazza da baseball in via Teodoro Momsen e all’uscita del pub John Cabot si avvicinavano alla vittima e alla fidanzata Anastasia che deteneva il denaro nello zaino a spalla”. “Mentre Pirino la colpiva con una mazza alla nuca – si legge ancora nel decreto di fermo – intimandole di consegnare lo zaino che le strappava una volta a terra, Del Grosso alla reazione di Sacchi che affrontava l’aggressore esplodeva contro di lui un colpo di arma da fuoco da distanza ravvicinata in direzione del capo”. Alle 22.55 Del Grosso raccontava ad alcune persone per telefono che stava tornando con la droga, poco dopo le urla di Anastasia.

L’arma

L’arma utilizzata per colpire a morte Sacchi non è stata ancora trovata mentre in un campo alla periferia della Capitale è stato individuata la mazza da baseball con cui gli aggressori hanno colpito Anastasia. E’ stato lo stesso Del Grosso a indicare il “luogo impervio” dove aveva gettato la pistola.

La madre di Del Grosso

La svolta alle indagini, che ha portato al fermo dei due ventenni, è arrivata grazie alla madre di Del Grosso, autore materiale dello sparo, che si è presentata in un commissariato della Capitale per denunciare il figlio: “Meglio saperlo in carcere che nelle mani di spacciatori, delinquenti e criminali”.

Il giorno dopo l’omicidio

Il giorno successivo al delitto, Del Grosso si presenta al lavoro. Ma a metà mattinata va via. Non ce la fa, intorno a mezzogiorno chiama Simone, gli chiede di incontrarsi. Usa il pretesto di avere indietro la sua tuta da ginnastica. All’appuntamento si presenta con Giorgia, la sua fidanzata. Poi abbraccia l’amico: «Ho fatto un macello volevo solo spaventarli». È la stessa versione che qualche ora dopo dirà a Giorgia. È lei che porterà gli investigatori sulle sue tracce, svelando anche il nome del complice.

Le parole del capo della polizia

“Gli accertamenti, che l’autorità giudiziaria disvelerà quando riterrà opportuno, non ci raccontano la storia di due poveri ragazzi scippati. Lo dico tenendo sempre ben presente, non vorrei essere equivocato su questo, che stiamo parlando della morte di un ragazzo di 24 anni”. Così ha commentato il fatto il capo della polizia Franco Gabrielli.

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