Chi è Boris Johnson: biografia, moglie e storia del leader conservatore

Politco, giornalista e scrittore britannico. Chi è Boris Johnson, chi è la moglie e qual è la storia del primo ministro che ha vinto le elezioni britanniche, determinando la debacle dei laburisti, e promesso agli inglesi la Brexit entro il 31 gennaio 2020.

Chi è Boris Johnson: vita privata, moglie e figli

Boris Johnson è nato a New York il 19 giugno 1964 da una benestante famiglia britannica di religione anglicana e di origini inglesi, turche ottomane, russe, ebraiche, francesi e tedesche, con la quale all’inizio ha vissuto in un appartamento di un edificio nei pressi del Chelsea Hotel. Johnson per molto tempo è stato in possesso anche della cittadinanza statunitense ottenuta per nascita. È laureato in Lettere classiche presso l’Università di Oxford, con una tesi in storia antica.

Figlio del politico e scrittore Stanley Johnson, ha una sorella, Rachel, giornalista, alla quale è legatissimo nonostante le differenti vedute politiche (in particolare Rachel è nota per la contrarietà alla Brexit), e due fratelli, Jo, parlamentare conservatore, e Leo, regista.

Si è sposato due volte: la prima nel 1987 con Allegra Mostyn-Owen, figlia dello storico dell’arte William Mostyn-Owen e della scrittrice italiana Gaia Servadio. Un paio di settimane dopo lo scioglimento del matrimonio, nel 1993, si è risposato con Marina Wheeler, avvocato e figlia del giornalista Charles Wheeler e di Dip Singh. Le famiglie Wheeler e Johnson si conoscono da decenni e Marina Wheeler è stata alla scuola europea di Bruxelles contemporaneamente al suo futuro marito.

Ha quattro figli: due femmine, Lara e Cassia, e due maschi, Milo e Theodore. Johnson ha un quinto figlio, nato nel 2009 da una relazione extraconiugale con la consulente d’arte Helen MacIntyre. L’esistenza del bambino è stata oggetto di un’azione legale nel 2013 con la Court of Appeal.

Nel settembre 2018 Johnson e Marina Wheeler hanno annunciato la separazione, già avvenuta mesi prima, e hanno avviato il processo di divorzio. I tabloid britannici hanno rivelato una relazione che Boris Johnson ha con Carrie Symonds, più giovane di vent’anni, ex responsabile della strategia e della comunicazione dei Tories.

Sindaco di Londra

Boris Johnson fu eletto al Parlamento britannico per il collegio di Henley nel 2001 ed è stato ministro ombra della Cultura nel 2004, nel governo di Michael Howard, e dal 2005 dell’Istruzione, nel governo di David Cameron, fino alla candidatura alle elezioni amministrative di Londra del maggio del 2008.

La sua vittoria elettorale, a spese del laburista Ken Livingstone, fu annunciata il 2 maggio 2008. Al ballottaggio Johnson ha ottenuto 1.168.738 voti (il 53,18%) mentre Livingstone 1.028.966 (46,82%), guadagnandosi anche la maggioranza per governare in consiglio comunale.

Chi è Boris Johnson: la sua passione per i classici

Tra le iniziative adottate da Johnson in qualità di sindaco di Londra c’è la reintroduzione del latino nelle scuole pubbliche inglesi della Greater London. Lo studio del latino, secondo Boris Johnson, «è un inizio eccellente per comprendere la struttura della lingua», pertanto, sostiene il sindaco, bisogna evitare che la sua conoscenza «sia limitata soltanto a chi ha avuto il privilegio di un’educazione privata».

Boris Johnson, appassionato della storia e della cultura di Roma, ha scritto importante saggio intitolato Il sogno di Roma – La lezione dell’antichità per capire l’Europa di oggi, edito in Italia da Garzanti.

Boris Johnson, carriera: leader del Partito Conservatore e Primo ministro

In seguito alle dimissioni di Theresa May dalla guida del Partito Conservatore e Unionista, Johnson si è candidato alla guida del partito, contrapponendosi al candidato europeista Jeremy Hunt. Il voto degli iscritti si è concluso il 22 luglio 2019 e Johnson risultava vincitore con il 66% dei voti (92.153 preferenze), contro il 34% (46.656 preferenze) di Hunt. Il 23 luglio 2019 Johnson è ufficialmente proclamato nuovo leader del Partito Conservatore e Unionista.

Il giorno seguente (23 luglio 2019) la Regina Elisabetta II, dopo aver accettato le dimissioni di Theresa May dalla carica di Primo ministro, ha incaricato Boris Johnson di formare un nuovo governo. Nel suo primo discorso in carica, Johnson ha promesso di far uscire il Regno Unito dall’Unione Europea entro il 31 ottobre 2019 con o senza accordo.

Johnson chiede la sospensione dei lavori del Parlamento

Il 28 agosto 2019 Johnson ha chiesto alla regina Elisabetta II di sospendere i lavori del Parlamento per 5 settimane, dal 10 settembre al 14 ottobre, al fine di evitare l’approvazione di una legge che impedisca il “no deal”, l’uscita senza accordo dall’Unione Europea il 31 ottobre. La sospensione è accordata dalla regina lo stesso giorno.

Le conseguenze: crollo della sterlina, dure polemiche e proteste nel paese, il presidente della Camera dei Comuni, John Bercow, parla di “oltraggio alla Costituzione”, supera il milione di firme una petizione contro la sospensione, si dimettono la leader del partito conservatore scozzese, Ruth Davidson, convinta “remainer”, e il capogruppo dei Tory alla Camera dei Lord George Young.

Il 24 settembre 2019 la Corte Suprema britannica, con verdetto unanime degli 11 giudici, dichiara non legale la sospensione (prorogation) del Parlamento voluta da Johnson fino al 14 ottobre, accogliendo gli argomenti dei ricorsi presentati.

Accordo tra Regno Unito e Unione Europea

Johnson insiste sulla data del 31 ottobre per l’uscita dalla Ue (“altrimenti meglio morto in un fosso”) ma senza successo, il 17 ottobre è finalmente trovato un accordo tra il Regno Unito e l’Unione europea.

L’intesa è firmata dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e dallo stesso Johnson. La Camera dei Comuni, chiamata a votare su questo accordo il 19 ottobre, rinvia il voto a tempo indeterminato in modo da poterlo esaminare dettagliatamente ed essere in grado di decidere in tempo senza rischiare una Brexit senza un accordo. Gli altri 27 Stati membri dell’UE concordano di posticipare la data di recesso del Regno Unito dell’Unione al 31 gennaio 2020.

Determinato a realizzare la Brexit “a tutti i costi”, Johnson riesce a convincere l’opposizione laburista a sostenere la convocazione di nuove elezioni che lo vedono nuovamente primo ministro.

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