Lavorava in pizzeria e sognava di aprirne una sua. Talvolta faceva anche il rider, consegnando panini in giro. E di recente, come testimoniano alcuni audio su Whatsapp, aveva chiesto al cognato se fosse a conoscenza di un posto come muratore. Nonostante avesse soltanto 18 anni, Francesco Pio Maimone viene descritto da chi lo conosceva come un lavoratore instancabile, un giovane che si dava da fare.
Ucciso a Mergellina, i familiari: “Lavorava tanto, sognava una pizzeria sua”
“Un ragazzo d’oro, un lavoratore”, spiega la zia della vittima in un’intervista al Mattino. “Faceva il pizzaiolo insieme al cognato, sognava di mettersi in proprio. Di recente si era informato di questo progetto per i giovani, quello di Resto al Sud. Non si stancava mai, lavorava fino a tarda notte. Non c’entra niente con quanto accaduto fino a otto giorni fa nella zona degli chalet a Mergellina – aggiunge la zia -. Non è un camorrista, dateci il diritto di piangerlo in un funerale pubblico”.
Chiede giustizia invece la madre Concetta: “La voglio per lui e per tutti i figli di Napoli uccisi senza motivo”. Il 18enne è stato ammazzato a colpi di pistola mentre si trovava sul lungomare, nei pressi dello chalet “Sasà”. Qualcuno, nella folla, aveva versato il contenuto di un bicchiere sulle scarpe di un ragazzo, il presunto assassino. A quel punto il giovane in preda all’ira avrebbe estratto una pistola, iniziando a sparare; forse i primi colpi erano in aria, poi però chi impugnava l’arma ha deciso di uccidere e uno di quei proiettili ha raggiunto il 18enne al petto.
Le ultime ore di vita
Francesco Pio è arrivato in ospedale poco prima delle 3, accompagnato in macchina dai suoi due amici che erano con lui al momento della tragedia. Respirava ancora ma è morto dopo un’ora di inutili tentativi di rianimazione del personale sanitario al Vecchio Pellegrini. Gli investigatori sono sulle tracce di chi impugnava la pistola da cui è partito il colpo che ha stroncato la vita del giovane, che non sarebbe direttamente coinvolto nella lite all’origine della sparatoria.
Intanto, non resta che il dolore e l’amarezza in chi ha voluto bene a Francesco. “Non c’entra nulla con le storie dei clan, aveva un sogno che gli è stato impedito di realizzare – commenta il cognato del 18enne al Mattino -. Voleva costruire il futuro con le sue mani, lavorando, facendo il pizzaiolo, il muratore, puntando sui finanziamenti rivolti ai giovani, lui che è stato ucciso, lui che è stato ammazzato senza motivo”.