Rientri in Italia. Da oggi 1 luglio l’Ue ha aperto i propri confini a 15 Paesi extra Ue, dopo il blocco ai viaggi non essenziali verso l’Unione europea introdotto a metà marzo nel tentativo di contenere la diffusione del coronavirus.
Vuol dire che chi viene da quei Paesi in cui deve essere residente (non vale la nazionalità) non farà più la quarantena. Questo non vale però per l’Italia. Il nostro Paese ha votato a favore della lista, ma la posizione del governo resta improntata alla linea della «massima precauzione»: rimane in vigore l’isolamento fiduciario e la sorveglianza sanitaria per tutti i cittadini provenienti dai Paesi non Ue extra-Schengen. E rimane in vigore l’ingresso solo per questi motivi: esigenze lavorative, di salute e urgenza, cui si aggiunge anche la comprovata ragione di studio. Quindi l’Italia al momento non autorizza i viaggi non essenziali (come per turismo) sul proprio territorio dai Paesi extra Ue.
L’elenco dei Paesi sarà aggiornato ogni 14 giorni. Al momento possono entrare nell’area Schengen i visitatori provenienti, purché residenti, da
– Marocco,
– Algeria,
– Tunisia,
– Serbia,
– Montenegro,
– Georgia,
– Canada,
– Uruguay,
– Thailandia,
– Corea del Sud,
– Giappone,
– Australia,
– Nuova Zelanda
– Rwanda.
Porte aperte anche alla Cina ma solo se rispetta il criterio di reciprocità, cioè se eliminerà a sua volta la quarantena obbligatoria nei confronti dei cittadini europei. Per ora sono esclusi gli Stati Uniti, la Russia, il Brasile e l’India per l’alto numero di contagi. Fuori dalla lista anche Israele. La Gran Bretagna, nonostante la Brexit, viene ancora formalmente considerata parte dell’Ue per tutta la durata del periodo di transizione, che terminerà a fine anno.
Gli italiani all’estero
In quali Paesi extra Ue possono andare gli italiani? Come riporta IlCorrieredellaSera, in tutti i paesi elencanti nella lista concordata con gli altri Stati membri, ma al loro ritorno dovranno fare la quarantena. Per gli altri Stati extra Ue non inclusi nell’elenco restano in vigore le regole esistenti (art. 6 Dpcm 17 maggio 2020), quindi l’obbligo di quarantena al rientro.
L’Italia che sembrava essersi accodata ai Paesi favorevoli alla riapertura, ha deciso infine di tenere le sue frontiere esterne chiuse a tutti quanti. Resta il pericolo che cittadini di queste 15 nazioni entrino in un altro Paese europeo e poi arrivino in Italia grazie alla libera circolazione intra-Ue. Roma vuole evitare di chiudere Schengen, fatto che danneggerebbe del tutto la stagione estiva, e studia controlli diversi da quelli ai confini, come verifiche negli hotel: se si appurerà che una persona arriva da un paese extra-Ue, dovrà restare in quarantena per due settimane.
L’Italia potrebbe non essere l’unico Paese a prendere tale decisione. La lista europea infatti non è vincolante, visto che la decisione sui confini esterni è di competenza nazionale. L’elenco mirava a raggiungere un coordinamento di massima tra partner dell’Unione, ovvero ad evitare l’apertura a paesi palesemente a rischio. Non a caso sono rimasti fuori dalla lista Usa, Russia e Brasile.