Corruzione nel Tribunale di Napoli: condannati quattro avvocati e cancelliere

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Sono stati condannati avvocati, cancellieri e dipendenti del tribunale di Napoli. Come riporta il mattino, arriva la sentenza in primo grado di una vicenda che vede coinvolti diversi professionisti iniziata anni fa con arresti e sequestri.

Soldi per insabbiare fascicoli, per ottenere scappatoie, per distruggere atti giudiziari. Come riporta il quotidiano napoletano, è stato condannato a nove anni e nove mesi il cancelliere Mariano Raimondi, accusato di diversi episodi di corruzione. Avrebbe preso soldi – a titolo di tangente – per intervenire in alcuni procedimenti, in modo da rallentare il corso della giustizia. E sono quattro gli avvocati condannati.

Condannati avvocati tribunale di Napoli

Si tratta di Giancarlo Di Meglio, condannato a sette anni di reclusione. Avrebbe fatto presunti accordi con il cancelliere Giancarlo Vivolo, impiegato nell’ufficio registro generale della corte di appello di Napoli. In ballo, una serie di fascicoli su reati edilizi su cui ci sarebbero stati accordi sotto banco per ottenere prescrizioni o interventi di revoca di demolizioni ad Ischia. Nel corso di una perquisizione a carico di Vivolo, venne trovato una sorta di memorandum con riferimenti ai vari processi.

L’altro avvocato condannato a quattro anni è Giorgio Pace. Avrebbe pagato una tangente (l’ipotesi di 500 euro) a Raimondi, per impedire che un suo cliente (che non è stato indagato, ndr) subisse l’aggravamento di una misura cautelare e finisse dai domiciliari al carcere. Anche il penalista Stefano Zoff condannato a quattro anni e nove mesi di reclusione.

E quattro anni anche all’avvocato Isabella Ambrosino (moglie del cancelliere del Tribunale di Sorveglianza Francesco Del Gaudio, a sua volta condannato a 4 anni e nove mesi), ritenuta responsabile di aver fatto sparire un fascicolo per sottrarlo alla valutazione dei giudici. Assolta invece Maria Pesacane, impiegata in Procura (moglie del cancelliere Raimondi), che ha dimostrato la sua estraneità rispetto all’accusa di fuga di notizia. Prescritta invece la posizione del dirigente Giuseppe Iovine (difeso dagli avvocati Vincenzo Dostuni e Giuseppe Landolfo).

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