Giugliano. Due cave. 250mila tonnellate di materiale di risulta smaltiti illegalmente. 39 indagati, 15 arresti e camion sotto sequestro. Sono questi i numeri choc dell’inchiesta “Gatto Silvestro“. Indagine che, grazie alle dichiarazioni del pentito Nunzio Perrella, ha scoperchiato un sistema collaudato di conferimento e smaltimento di materiale di risulta in grado di produrre risparmi milionari a professionisti e imprenditori del settore edile. Tre gli imprenditori dell’hinterland giuglianese finiti agli arresti domiciliari: Enrico Micillo, Massimo Capuano, Biagio Illiano. Per alcuni dei 15 arrestati è stata contestata anche l’aggravante di aver favorito il clan di camorra dei Polverino, egemone nell’aria di Quarto e Marano, in provincia di Napoli.
Il sistema funzionava in due modi. Nella Cava San Severino, in via San Nullo, a Licola, venivano conferiti i materiali di risulta (polveri e laterizi) senza procedere alle operazioni di separazione, vagliatura e macinazione previste per legge. Nell’altra cava, invece, la N.E.O.S., poco distante, i gestori si spingevano oltre: miscelavano i rifiuti con la pozzolana estratta nella cava. Il materiale prodotto veniva poi venduto all’industria Moccia di Caserta, specializzata nella fabbricazione di cemento. I mattoni così realizzati venivano poi usati per la costruzione di immobili. “Mattoni che presentavano una particolare fragilità – il dato inquietante che emerge dalle carte della Procura di Napoli -, circostanza peraltro emersa in maniera palese anche da alcune conversazioni telefoniche”.
Il sistema prevedeva anche il coinvolgimento dei professionisti, che falsificavano le analisi chimiche e i formulari, facendo risultare smaltimenti mai avvenuti, o prodotti in regola che in realtà erano fabbricati illecitamente. Tutto con modalità che non consentivano di conservare traccia delle partite di rifiuto gestite e non consentivano a terzi di conoscere l’effettiva composizione delle partite ottenute. A subire un danno, oltre allo Stato, erano dunque anche i clienti destinatari del materiale commercializzato dall’azienda Moccia di Caserta. Costruttori e acquirenti degli immobili, ignari della composizione chimica dei mattoni con cui venivano costruiti gli edifici.
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L’inchiesta “Gatto Silvestro” conferma come lo smaltimento illecito di rifiuti sia principalmente un “delitto d’impresa”, perpetrato per abbattere i costi di gestione delle aziende. Il pentito Nunzio Perrella, che con le sue dichiarazioni ha scoperchiato questo quadro di irregolarità e illegalità, è lo stesso che ha rivelato la presenza di rifiuti tossici dell’Italsider smaltiti illecitamente sotto le villette di Licola. Villette costruite da un noto imprenditore giuglianese.
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