Giugliano. Avevano inventato tutto. Un resoconto realizzato nei minimi dettagli. Persino gli spari nella propria automobile esplosi con le loro pistole d’ordinanza per fornire prove del loro racconto. E’ il drammatico retroscena che emerge dall’inchiesta della Procura di Nola che ha portato alla sospensione di 13 poliziotti della Stradale dal servizio. La messinscena inventata di sana piana però è costata caro agli agenti, così come il “racket” imposto all’imprenditore e l’estorsione perpetrata ai danni di ignari automobilisti fermati ai posti di blocco.
La storia. Era il 2 giugno scorso quando alla centrale era giunta la notizia di una sparatoria avvenuta durante un inseguimento tra malviventi e polizia stradale lungo l’asse mediano. Secondo quel racconto farlocco, un’Alfa Romeo 147 procedeva a fari spenti, non si era fermata all’Alt e si era data alla fuga. Da lì il coupe de theatre: gli agenti si davano all’inseguimento mentre uno dei passeggeri dell’Alfa in fuga cominciava a esplodere dei colpi di pistola contro l’auto della polizia. I poliziotti rispondevano al fuoco. Colpi di pistola sparati da entrambe le parti per alcune centinaia di metri, fino a quando due proiettili non avevano bucato il radiatore e una ruota della “pantera” obbligandola a fermarsi.
Soldi per evitare contravvenzioni. Ovviamente, tutto falso. L’inseguimento era stato inscenato per ricevere meriti dai superiori e mettersi in buona luce agli occhi dell’opinione pubblica. Ma altrettanto grave è ciò che i 13 poliziotti hanno fatto ai danni degli automobilisti fermati ai posti di blocco. Gli agenti intimorivano i soggetti fermati per un controllo stradale, contestando vere o presunte infrazioni al codice della strada. Una volta che avevano soggiogato psicologicamente l’automobilista, gli chiedevano una somma di danaro per chiudere la questione ed evitare la contravvenzione. Somme anche modeste. Il tariffario oscillava dai 20 ai 100 euro in base a quelle che consideravano le condizioni economiche delle vittime.