Dimissioni Renzi se vince il no? Ecco lo scenario post-referendum

Cosa succede in caso di vittoria del “no”? Renzi andrà dal Capo dello Stato a rassegnare le dimissioni? E’ uno degli scenari possibili. Ed è quello che si chiedono centinaia di migliaia di elettori che sono col fiato sospeso in attesa del fatidico giorno del referendum di domenica 4 dicembre.

Ieri a fare un po’ di chiarezza sul punto è stato il Ministro Graziano Delrio: “Se vincesse il No credo che Renzi come ha già detto più volte andrà dal Capo dello Stato a consegnare la sua disponibilità“.

Una dichiarazione importante, quella di Delrio, che ventila dunque l’ipotesi, per niente remota, di dimissioni di Renzi in caso di vittoria del “no”. Quanto meno, e questo è certo, il premier passerà la palla a Sergio Mattarella che deciderà poi il da farsi. Lo stesso ministro ha poi precisato, di sua spontanea volontà, di intendere la disponibilità’ a valutare il percorso di dimissioni.

Dimissioni Renzi se vince il “no”?

Qualora vincesse il “No”, Renzi non ha alcun obbligo costituzionale a dimettersi.  E’ normale, però, che da un punto di vista politica, in caso di insucesso del referendum, si aprirebbe una crisi politica all’interno della sua maggioranza, che potrebbe rompere gli equilibri in Parlamento e nel Pd e costringere Renzi a rassegnare le sue dimissioni, o quanto meno a valutare la possibilità di rimpasti di governo con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Del resto il Colle non avrebbe alcun titolo per intervenire. La spinta a eventuale cambio di governo dovrebbe arrivare dal presidente del Consiglio in carica. Deve essere Renzi a bussare alla porta del Colle per dire che si dimette.  A questo punto Mattarella ha davanti due possibilità: il rinvio alle Camere per verificare l’esistenza di una fiducia all’esecutivo; l’apertura delle consultazioni nel caso le dimissioni del premier fossero irrevocabili.

Tutto è nelle mani di Renzi, dunque. Dimissioni comprese. Di fronte ad una vittoria del No al referendum o a una valutazione politico-percentuale della sua sconfitta, potrebbe dire – al di là dei pronunciamenti parlamentari – di non avere più intenzione di guidare l’esecutivo. E a seguire i sondaggi clandestini di questi giorni, pare proprio che la vittoria del “no” sia molto probabile.

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