E’ stato arrestato questa mattina Gabriele Brusciano, detto Massimo, esponente del clan dei Casalesi ed ex fedelissimo del boss Giuseppe Setola, nel gruppo di fuoco guidato dallo stesso Setola che il 12 dicembre 2008.
Secondo gli investigatori della Dda di Napoli, il commando a Trentola Ducenta – a brevissima distanza temporale – tentò di uccidere due affiliati ritenuti “nemici”, sparando decine di proiettili con kalashnikov e pistole alle finestre delle rispettive abitazioni: nessuno dei due bersagli fu colpito mentre una donna assolutamente incolpevole rimase ferita. Un raid interamente ascoltato in diretta dagli inquirenti che erano sulle tracce di Setola. “Li dobbiamo uccidere, hai capito? Na botta ‘nfaccia” ordinò ai suoi uomini il boss in dialetto, seguito da risate, voci che intonavano canzoni neomelodiche, e gli spari, tanti.
A Brusciano, detto “Massimo”, oggi è stato notificato in carcere il provvedimento cautelare emesso dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Dda per i tentati omicidi di Salvatore Orabona e Pietro Falcone. Le motivazioni del duplice tentato omicidio sono da ricondurre nell’ambito della “strategia del terrore” attuata dal clan “dei casalesi”, diretta dalla frangia facente capo al sanguinario Setola. All’epoca il Casertano era stato già martoriato da 18 morti di camorra tra cui la strage di africani a Castel Volturno.
Il gruppo, composto da 8 killer, si recarono prima nei pressi dell’abitazione di Orabona – come ricorda Il Mattino – e con il pretesto di offrirgli una torta e una bottiglia di champagne provarono a tendergli una trappola. Non riuscendo nel loro intento per l’inaspettato comportamento della vittima designata, che intuito il pericolo evitò di portarsi al cospetto dei killer riparandosi nell’abitazione, esplosero numerosissimi colpi d’arma da fuoco che però non lo attinsero. Poi si recarono da Falcone. In questo a causa di un errore nella individuazione dell’abitazione dell’obiettivo, esplosero una serie impressionante di colpi d’arma da fuco all’interno dell’appartamento dove dimorava una famiglia del tutto estranea alle logiche criminali, così da ferire gravemente una donna.