Gomorra, cadaveri fatti a pezzi. La “macelleria” si ispira al duplice omicidio avvenuto tra Giugliano e Afragola

Una delle scene più cruente della seconda puntata di Gomorra andata in onda ieri sera su Sky Atlantic è l’uccisione dei due narcos onduregni, i cui cadaveri vengono fatti a pezzi in un supermercato alla periferia di Roma da Genny Savastano e dal suo complice sudamericano. Ad assistere alla scena il contabile del clan, Gegé, che non regge allo spavento e, debole di stomaco, va in bagno a vomitare.

La scena ricorda un fatto di cronaca avvenuto a nord di Napoli pochi mesi fa. Risale allo scorso anno la brutale uccisione di Lugi Ferrara, 43enne di Casoria, e Luigi Rusciano, 53enne di Mugnano, ras del contrabbando di sigarette. Uccisi, secondo la Procura, da Domenico D’Andò, figlio di uno scissionista sparito in un caso di lupara bianca, e un complice 16enne. La “macelleria” di camorra avvenne in un appartamento di Giugliano, a Casacelle. I corpi di Rusciano e Ferrara furono smembrati in due parti con una sega, all’altezza del bacino, quando probabilmente erano ancora vivi.

I resti furono poi infilati in quattro buste di plastica nera e sotterrati ad Afragola, in località Ferra un metro di profondità ai piedi di una mimosa in fiore, probabilmente per coprire l’odore nauseabondo che sprigionavano i corpi in putrefazione. Nella serie tv i cadaveri dei due ecuadoregni vengono invece chiusi in grossi trolley e poi lasciati affondare a mare. Una differenza che, però, cambia di poco l’atrocità della scena.

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