Era stato già oggetto di indagini e processi ma non voleva affatto pubblicità. Un camorrista vecchio stampo Vincenzo D’Alterio tanto che in una intercettazione una sua familiare si sfoga e dice che “gli hanno proposto di fare il reggente ma lui non vuole un ruolo di primo piano, gli interessano gli affari non il potere”. Anche nelle descrizioni dei pentiti D’Alterio viene definito come uno che non ama apparire, a cui piace stare nell’ombra.
MALATO DI MENTE. Un camorrista furbo che ha ottenuto libertà e una pensione di invalidità perché stando a quanto sostengono in Procura si fingeva malato di mente. Tanto da aggiudicarsi il soprannome di “‘o malato”. Tanti gli episodi che si narrano sulle sue gesta folli: da quando una volta si presentò in infradito al processo perché il magistrato gli aveva detto che era a piede libero a quando arrivò ad ingerire le sue feci.
CIMICI E SCHEDE PAKISTANE. Malato di mente per i medici dell’Asl si comportava da tale in carcere salvo poi dispensare consigli ad altri boss su come divenire anche loro “pazzi”. Malato di mente ma in grado di capire che il telefono non lo si doveva usare mai è da acquistare una scheda Pakistana per fare le poche telefonate. In grado di organizzare una holding finanziaria che faceva di mutui e prestiti un business milionario. In grado anche di avere al proprio servizio un dipendente telecom che bonificasse case e uffici da cimici dopo quello che era successo alla Broker di Feliciano Mallardo.