Giugliano, Mattone Selvaggio: arriva la sentenza finale di condanna. TUTTI I NOMI

Inammissibili i ricorsi presentati dai tecnici, imprenditori ed ex vigili urbani condannati in appello nell’ambito del processo “Mattone Selvaggio”. Questa la decisione della V Sezione della Corte di Cassazione pronunciata lo scorso 23 novembre. Confermate pertanto le pene inflitte in secondo grado per Angelo Granata (vigile), Antonio Iacolare (vigile), Francesco Iovinella (vigile), Francesco Fontana (imprenditore), Francesco Porcaro (tecnico comunale), Luigi Giovine (vigile), Antonio Iannone (dipendente comunale), Attilo Di Tota (vigile), Domenico Pelliccia (imprenditore), Giuseppe Arcieri (vigile), Pietro Ferrillo (vigile), Anna Cante (vigile).

In Appello era stata concessa la sospensione condizionale della pena per Fiorenza Dell’Aquila, Aniello Sgariglia e Teresa Migliaccio Di Stazio. Gli ermellini confermano la condanna anche per questi ultimi tre imputati ma la pena, in quanto inferiore ai due anni, non viene seguita. Pena non eseguibile neanche per Anna Cante, per la quale già in secondo grado era intervenuta la prescrizione del reato di corruzione di cui era imputata, ma del quale era stata riconosciuta colpevole.

Si tratta di una beffa per molti dei condannati. Infatti nel passaggio dalla sentenza in appello a quello in Cassazione sono maturati i tempi per la prescrizione di numerosi reati di cui erano imputati ma il giudizio di inammissibilità impedisce il riconoscimento della prescrizione. Resterà adesso da capire come si comporterà il Comune di Giugliano nei loro confronti e se verranno reintegrati in servizio oppure se verranno licenziati.

Coloro che hanno beneficiato della prescrizione o della pena sospesa, pur essendo ritenuti colpevoli di delitti contro la pubblica amministrazione, sono rimasti in servizio e il Comune non ha ritenuto opportuno licenziarli. Sugli altri condannati, invece, dovrebbe abbattersi la mannaia del licenziamento. Una disparità di trattamento destinata sicuramente a sollevare un caso nella terza città della Campania.

La vicenda, lo ricordiamo, suscitò molto scalpore quando nel maggio del 2008, nel corso dell’operazione, finirono in manette 39 persone. Tutto partì dalla denuncia di una donna che aveva ‘lamentato’ alle forze dell’ordine un tentativo di violenza sessuale da parte di un vigile (agente poi prosciolto dall’accusa) disposto a chiudere un occhio su dei lavori ‘irregolari’ solo in cambio di sesso. Intercettazione dopo intercettazione, i pm sono riusciti a ricostruire il giro di affari che pubblici ufficiali e pubblici: amministratori avevano messo in piedi sulle opere fuorilegge. Un giro di tangenti imposte ai grossi imprenditori e ai piccoli privati. Il sistema era semplice: pagare per poter terminare la realizzazione dei lavori.

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