Il 7 marzo 1996 viene approvata la legge numero 109, recante Disposizioni in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati. Si coronava, così, il sogno di chi, a cominciare da Pio La Torre, aveva pagato con la propria vita l’impegno per sottrarre ai clan le ricchezze accumulate illegalmente, affinché quei beni attraverso il riutilizzo sociale venissero restituiti alla collettività.
Quella legge trova pero’ ancora troppi ostacoli per la sua piena applicazione nonostante dopo la confisca definitiva il bene è devoluto allo Stato. Ancora una volta non si è riuscito ad ottemperare allo sgombero di un bene confiscato, nonostante la confisca definitiva. In cinque mesi numerosi intoppi e ricorsi al TAR. Il TAR continua a dare ragione al Comune ma la faccenda assume contorni inquietanti. Come è possibile che in un blitz segreto, di cui erano a conoscenza solo alcuni dipendenti comunali, dell’ufficio tecnico e del comando di polizia municipale, degli occupanti non ve ne era traccia mentre era ben presente il legale degli occupanti. Su questo aspetto la politica non può ‘tacere. Noi chiediamo che il sindaco Liccardo intervenga al più presto. Non bastano più gli ordini di sgombero, avviati dal commissario prefettizio non da questa Amministrazione. Chiediamo l’intervento della politica e per tale motivo abbiamo sottoposto il caso del mancato sgombero di un bene confiscato, al nostro senatore Peppe De Cristofaro componente della commissione antimafia. De Cristofaro in queste ore ne sta già discutendo in commissione con il vicepresidente della commissione antimafia, Claudio Fava, e poi al Senato.
Abbiamo chiesto l’intervento alla società civile chiedendo alla rappresentante di “ CONTRO LE MAFIE” , Paola Cipolletta, di sollecitare l’associazione Libera. La cultura del bene confiscato trova ancora scarso spazio nella comunicazione e nella divulgazione di massa, e, quando riesce a ritagliarsi qualche spazio, deve tollerare forti imprecisioni, se non vere e proprie distorsioni. Più informazione, più sensibilizzazione, ma soprattutto più accurata e frequente: nelle amministrazioni, nei rami della società economica e civile, nelle scuole. Dobbiamo attivarci tutti per sottolineare con forza l’importanza di sottrarre in maniera definitiva alle organizzazioni criminali gli ingenti patrimoni accumulati grazie alle attività illecite. Il riutilizzo del bene confiscato è una riposta alla domanda di riscatto culturale di una città , ed maniera particolare della nostra città, e tanto può offrire alla collettività a partire dalla creazione di cooperative sociali, , straordinario esempio quello di LIBERA TERRA, a luoghi di aggregazione sociale per accogliere il disagio. Marano non può essere sola la città di chi ha ucciso Giancarlo Siani o la città degli imprenditori recentemente arrestati per infiltrazioni con la criminalità organizzata.
La politica smetta di essere miope.
Circolo I MAGGIO, SEL Marano di Napoli