La Germania continua a costituire un polo di attrazione per le organizzazioni mafiose italiane, che risultano presenti prevalentemente nell’ovest e nel sud del Paese, in particolare nelle regioni più ricche, come il Baden-Württemberg, la Renania Settentrionale-Westfalia, la Baviera e l’Assia. La conferma arriva anche dall’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia.
I sodalizi italiani, oltre alle tipiche attività illegali, – spiegano gli investigatori della Dia – nel corso degli anni hanno cercato di infiltrarsi progressivamente nell’economia legale, attraverso l’acquisizione di ristoranti e pizzerie, utilizzati come copertura per lo svolgimento di affari illeciti di varia natura. Non a caso, le varie attività investigative svolte congiuntamente da autorità italiane e tedesche dopo la strage di Duisburg, hanno dimostrato che le attività commerciali gestite da presunti appartenenti alla criminalità organizzata di matrice italiana sono diventate basi logistiche per “summit” e per la conduzione delle attività illegali. In Germania, le mafie italiane sembrano aver assunto, ciascuna, una particolare specializzazione: il traffico di stupefacenti per la ‘ndrangheta, l’edilizia per cosa nostra435 e la vendita di merci contraffatte per la camorra. Tra queste, alla luce dei riscontri investigativi, la ‘ndrangheta è quella che sembra ledere maggiormente le relazioni economiche, finanziarie e commerciali dei diversi Länder, dove sarebbe stato esportato il modello criminale e dove sono state replicate strutture analoghe a quelle calabresi, con evidenti, stretti legami di dipendenza con il “crimine” reggino.
Non è poi da sottovalutare l’espansione di gruppi criminali di origine calabrese verso i Land dell’ex Germania dell’Est, in particolare Turingia e Sassonia, dove le difficili condizioni socio-economiche, connesse alla riunificazione nazionale, hanno aperto ampi spazi criminali, nei quali, oltre alle agguerrite organizzazioni dei Paesi dell’Est, si sarebbero inseriti i rappresentanti delle famiglie calabresi. Quest’ultime avrebbero effettuato consistenti speculazioni finanziarie e immobiliari a partire dagli anni novanta. La presenza di elementi appartenenti a cosa nostra è stata recentemente riscontrata nel corso dell’operazione “Meltemi”437, a seguito della quale è stata disarticolata un’associazione, costituita da cittadini tedeschi ed italiani, dedita al traffico internazionale di stupefacenti ed armi. Tra gli arrestati italiani spiccano un pluripregiudicato, capo della predetta organizzazione, nonché la sua longa manus, organico alla famiglia palermitana di Passo di Rigano-Boccadifalco e fratello dell’ex reggente della stessa. In merito alla criminalità campana si segnala che il territorio tedesco è utilizzato anche per la copertura di latitanti. Infatti, il 23 febbraio 2017, a Waldenbuch, è stato tratto in arresto un ricercato, legato al sodalizio noto come “Nuovo ordine di zona” operante nel Vallo di Lauro (AV), oggetto dell’operazione “Mandamento” del 2016. L’indagine aveva colpito un’organizzazione criminale composta da pregiudicati, amministratori e tecnici di enti pubblici, finalizzata al controllo degli appalti assegnati, in particolare, nei comuni di Avella e Baiano. Anche nel semestre in considerazione, l’attività di cooperazione bilaterale con il collaterale tedesco ed in particolare con il Bundeskriminalamt (BKA) – presente con propri ufficiali di collegamento in Roma – è stata contraddistinta da proficui e ormai consolidati scambi info-operativi, che hanno permesso di sviluppare sinergie comuni, tali da costituire un vero e proprio punto di riferimento e modello di collaborazione, esportabile anche in partnership con Forze di polizia di altri Paesi.