Napoli. E’ in coma Antonio Michele Elia, 20enne figlio del boss Renato dall’omonimo clan del Pallonetto di Santa Lucia. Questa mattina dal carcere di Poggioreale è stato ricoverato al Cto (prima era stato trasportato al San Paolo e poi al Cotugno), dove è stato trasportato d’urgenza dopo aver accusato forti emicranie.
Come riferiscono i parenti e la fidanzata, i dolori si sarebbero verificati circa da una ventina di giorni. Dolori lancinanti a un occhio e alla testa, – come riporta Il Mattino – motivo per cui all’interno del penitenziario il ragazzo era stato sottoposto ad una cura di antibiotici e antidolorifici (Toradol e Oki), ma non era bastato. Antonio aveva smesso di mangiare con la speranza che venisse sottoposto ad una tac urgente. Ora lotta tra la vita e la morte in terapia intensiva. Si sospetta un’infezione cerebrale.
“Questo ragazzo – detenuto nel carcere di Poggioreale – è vittima della malasanità che da anni esiste nelle nostre carceri. Il “mostro di cemento” si conferma sempre più sinonimo di malavita, malasanità e morte”, denuncia Pietro Ioia, presidente dell’associazione Ex Detenuti Organizzati Napoletani e autore del libro “La Cella Zero”, ispirato alla vicenda che vede imputati alcuni agenti di polizia penitenziaria di Poggioreale, accusati di presunte violenze ai danni dei carcerati. “In carcere di malattia si muore», tuona Ioia, che giovedì 10 maggio sarà tra i promotori del sit-in all’esterno del Tribunale, dove si terrà l’udienza per il processo ai secondini accusati di essere stati aguzzini della cosiddetta cella zero.