Castellammare, smantellata la rete dei narcos: 8 arresti. I NOMI

Marijuana coltivata in Abbruzzo nella Marsica, spallata ai narcos dei monti Lattari. In manette tre dei maggiori narcotrafficanti della zona di Castellammare di Stabia: il 52enne Antonino Di Lorenzo di Casola di Napoli, alias “’o lignammone”, il 53enne di Lettere Ciro Gargiulo, detto “’o biondo”, e il 42enne di Casola, Diodato Di Martino. Il blitz è scattato ieri ad opera della DDA de L’Aquila.

Secondo l’accusa, i primi due avrebbero messo su una holding della coltivazione di marijuana che sfruttava alcuni campi agricoli tra i comuni di Avezzano e Luco dei Marsi dove la droga veniva prodotta e camuffata tra le coltivazioni di mais. Oltre a Di Lorenzo, Gargiulo e Di Martino – trasferiti nelle carceri di Secondigliano e Poggioreale – sono finiti agli arresti domiciliari: Carmine Di Lorenzo, 22enne di Casola, figlio di “’o lignammone”, Romeo Pane, 58enne stabiese, Antonio Criscuolo, 29enne stabiese, Anna Scotto Di Gregorio, 43enne aquilana, e il 70enne di Gragnano Pasquale Di Nola.

Per tutti l’accusa è di associazione finalizzata alla coltivazione e al traffico illecito di sostanze stupefacenti. L’operazione di ieri fa seguito al sequestro, avvenuto nel 2016 a Luco dei Marsi, di una coltivazione di marijuana camuffata da piante di mais. Furono sequestrate all’epoca ben 3.500 piante per un peso complessivo di 6 tonnellate, in parte da raccogliere mentre altre erano in fase di essiccazione in due capannoni nei pressi del campo agricolo.

Il gruppo aveva trovato un posto sicuro dove far crescere le piante di marijuana lontane dai comuni dei monti Lattari sempre nel mirino dei sequestri delle forze dell’ordine. Un primo tentativo – sempre in base all’ipotesi accusatoria – sarebbe stato effettuato nel 2015, poi fallito perché la marijuana non era cresciuta bene e così i coltivatori decisero di dare alle fiamme il campo. La produzione nel 2016 è andata invece in maniera ottimale, tanto che i carabinieri hanno scoperto in una serra 1.500 piante in fioritura mentre altre duemila erano depositate in due capannone per l’essiccazione.

A organizzare il tutto, secondo gli investigatori, sarebbero stati Di Lorenzo e Gargiulo che avrebbero coordinato l’attività degli altri collaboratori ognuno dei quali con ruoli precisi: c’era chi si occupava di trovare i semi, di cercare nuovi terreni da coltivare, del trasporto e della fase di essiccazione e di foraggiare il coltivatore abruzzese e la moglie per il “fitto” dei campi.

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