Omicidio Vincenzo Ruggiero, concluse le indagini per Ciro Guarente. Il presunto killer sarà interrogato nei prossimi giorni. Il 36enne residente a Giugliano è in carcere da quasi 11 mesi per l’omicidio, avvenuto il 7 luglio scorso in un’abitazione di Aversa, del giovane attivista gay che per la Procura di Napoli Nord sarebbe stato ucciso a colpi di pistola da Guarente e poi fatto a pezzi. Con Guarente è indagato anche Francesco De Turris, accusato di aver ceduto la pistola calibro 7,65.
Il corpo, secondo gli investigatori, fu poi smembrato nel garage di Ponticelli. Le parti del cadavere della vittima furono trovate sotto un massetto di cemento nel punto dove solitamente c’era il cane da guardia. Pochi giorni fa la Procura di Napoli Nord, in particolare il sostituto Vittoria Petronella, ha notificato l’avviso di conclusione indagini a Guarente, e all’altro indagato Francesco De Turris, accusato di aver ceduto al presunto omicida la pistola calibro 7,65 usata per uccidere Ruggiero.
Il movente sarebbe legato a motivi di gelosia. La vittima viveva infatti con la sua compagna, la trans Even, anche se tra i due c’era solo un rapporto di amicizia. Dall’inchiesta ora emergono ulteriori dettagli inquietanti del delitto. A rivelarli è Il Mattino. Per gli investigatori si tratta di omicidio. Modalità accertate dai consulenti nominati dalla Procura diretta da Francesco Greco. Guarente, sostengono i professionisti del pm, ha sparato prima due volte dall’alto verso il basso, in quanto Ruggiero si era inginocchiato nel tentativo di difendersi; quindi ha esploso un terzo colpo alla schiena della vittima, che è poi deceduta. Nello stesso momento una persona da lui assoldata sparava dei fuochi di artificio, con lo scopo di evitare che qualcuno potesse sentire i colpi di pistola. Il cadavere se l’è caricato in auto e l’ha portato a Ponticelli.
A quel punto è iniziata la seconda parte del piano, la più inquietante, perché Guarente si sarebbe trasformato, a detta dei consulenti, in un macellaio; ha prima esploso numerosi colpi con un fucile a pallettoni verso il cranio di Ruggiero, riducendolo in piccoli pezzi, quindi ha sezionato il corpo in due parti attraverso un profondo taglio praticato con un’accetta all’altezza della terza-quarta vertebra lombare; ha poi amputato il braccio destro e alcune dita della mano sinistra, sistemando le varie parti del corpo in un armadio adagiato sul pavimento dell’autolavaggio. Ha poi cosparso il corpo di acido cloridrico e muriatico, facendo penetrare le sostanze corrosive all’interno del cadavere. Il tutto è stato ricoperto con del cemento per alcuni giorni; Guarente è poi tornato, ha raccolto i testi e li ha mescolati con rifiuti e materiale di risulta, poi ricoperto con cemento a presa rapida, che gli ha permesso di realizzare un massetto di 50 centimetri di altezza all’estremità del corridoio retrostante l’ingresso dell’autolavaggio.