Via la protezione a Pasquale Scotti, l’ex boss della Nco di Cutolo catturato dopo 31 anni di latitanza in Brasile. Due anni e mezzo fa, Scotti (originario di Casoria) aveva chiesto di collaborare con lo Stato, decidendo di pentirsi pochi mesi dopo il suo rientro in Italia. E come riporta Il Mattino a dicembre del 2016 – passati i canonici sei mesi offerti a chi decide di raccontare tutto alle istituzioni – era stata la Dda di Napoli ad accordare a Scotti un programma di protezione definitivo, con tanto di regime carcerario differenziato per ovvi motivi di sicurezza.

Ora è ritenuto però pentito poco utile. La Dda ha scritto alla commissione centrale del Ministero dell’Interno, l’organo che sovrintende alla gestione dei collaboratori di giustizia, per ottenere la revoca del programma di protezione. Le sue dichiarazioni non avrebbe portato infatti nulla di importante per le indagini. Scotti avrebbe deciso, dunque, di tenere per sé l’enorme bagaglio di segreti che potrebbe portare dagli anni ’80, con la fuga dall’ospedale di Caserta e la nuova vita in Brasile con un’altra identità, moglie del posto e figli.

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