Avrebbe ucciso senza pietà i due fratellini, di 11 e 23 mesi, per poi rivolgere la sua furia contro un gatto, finendo per stritolarlo. Autore della mattanza un 13enne, che avrebbe fornito agli inquirenti un movente altrettanto sconvolgente. Impressionante l’escalation di violenza emersa con la ricostruzione della dinamica omicidiaria.
Una dinamica agghiacciante, ma che avrebbe trovato precise conferme nelle evidenze autoptiche emerse dagli accertamenti disposti sui corpi di due fratellini, di 11 e 23 mesi, uccisi nella loro abitazione. A confessare un duplice delitto che entra di prepotenza tra i peggiori casi di cronaca nera è stato il loro fratello maggiore, 13 anni, arrestato negli Stati Uniti per un crimine di portata devastante. Il minorenne avrebbe soffocato i bambini con una coperta, con una efferatezza conclusa soltanto quando “hanno smesso di fare rumore“, come ha detto agli inquirenti.
La sua cieca violenza, però non si sarebbe esaurita tanto da uccidere anche un gatto con un’azione di stritolamento che avrebbe provocato la fuoriuscita degli organi interni. I fatti risalgono al 2017, e solo a distanza di diversi mesi la polizia avrebbe risolto il giallo. A rendere ancora più particolare la condotta del 13enne è il fatto che abbia compiuto gli omicidi in momenti separati. A maggio dello scorso anno avrebbe ucciso la sorellina di 23 mesi, e tre mesi più tardi avrebbe riservato la stessa sorte al fratellino di 11 mesi. Quello che si era presentato agli inquirenti come un enigma apparentemente irrisolvibile è diventato un caso la cui agghiacciante consistenza sarebbe emersa quasi fortuitamente.
Sarebbero stati alcuni comportamenti devianti del 13enne a indicare alle autorità la giusta rotta verso la soluzione del giallo. Il ragazzino, infatti, avrebbe avuto una particolare inclinazione alla violenza sugli animali, sfociata nella brutale aggressione contro il gatto, ritrovato in condizioni raccapriccianti. La polizia avrebbe così deciso di interrogare il fratello maggiore delle due vittime, conviventi insieme alla madre e al suo compagno.
Nel corso dell’interrogatorio sarebbe affiorata una drammatica confessione in grado di ripristinare l’ordine nelle frammentarie sequenze dei crimini. A destare notevole interesse anche il movente dichiarato dal reo confesso: ha raccontato di aver agito con l’aiuto di “un angelo venuto per liberare i due fratellini“. Ha poi aggiunto di essere certo di aver avuto “una conversazione con Dio“, il cui contenuto sarebbe rimasto coperto dal segreto per volere del Signore.