Grosseto. Favoriva gli investimenti degli illeciti proventi nel settore edile, immobiliare e societario, consentiva all’organizzazione camorristica di reimpiegare i proventi delle attività illecite esercitate, anche avvalendosi di fittizi intestatari per impedire la tracciabilità dei beni. E così è finito in carcere Angelo Orlando, fratello del boss Antonio, alias “Mazzolino”.
Il blitz. Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Grosseto, in collaborazione con i carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna, ha consentito di individuare e procedere con un provvedimento di sequestro preventivo nei confronti della società Idealcart Sas di Iandoli Jole & C., nonché espressione imprenditoriale del clan omonimo, attraverso le quote societarie intestate alla moglie e dalla nipote di Angelo Orlando.
La società sequestra riforniva “package” ai commercianti del comprensorio maremmano operando nella stessa sede della Lenny sas, confiscata dalla sezione MP della Corte di Appello di Napoli sia ad Antonio Orlando – latitante – si a Luigi Esposito, già condannato per appartenenza al clan Nuvoletta e di recente scarcerato.
Inoltre, la Finanza ha scoperto ulteriori operazioni finanziarie di investimento e disinvestimento per oltre 2 milioni di euro nella provincia di Grosseto, il cui obiettivo era mascherare il reimpiego illecito da parte dell’organizzazioni criminali.
L’ascesa al potere. Intercettazione dopo intercettazione, interrogatorio dopo interrogatorio. Così gli investigatori hanno ricostruito nei minimi dettagli l’ascesa al potere degli Orlando nel territorio maranese, favorita dai legami di sangue. Un lungo percorso di indagini che ha permesso di avere un quadro completo della cosca Orlando.
La famiglia criminale nasce come gruppo autonomo, che si inserisce nella più ampia struttura criminale dei Nuvoletta di Poggio Vallesana cui sono legati da vincoli di parentela. Ma i rapporti iniziano a incrinarsi negli anni ’90, quando le guerre con gli altri clan e l’azione decisiva delle forze dell’ordine contro le organizzazioni criminali costringono i Nuvoletta a retrocedere e a stare sulla difensiva.
E’ il momento giusto per agire e relegare i Nuvoletta a una posizione marginale: ci riesce il gruppo “ngopp a muntagna”, nonché il sodalizio guidato da Giuseppe Polverino, alias Peppe ‘o barone, rimpiazzandoli nella gestione del traffico illecito della droga, in particolare dell’hashish, di cui la cosca Polverino diventa uno dei più importanti importatori nazionali. Peppe ‘o barone, inoltre, riesce ad ottenere l’egemonia economica del territorio attraverso una strategia: dividere i Nuvoletta dagli Orlando.
Per gli Orlando significa solo una cosa: o stare con i Nuvoletta oppure allearsi con i Polverino. I “Carrisi”, nonostante la parentela, decidono così di schierarsi con i Polverino. Fondamentale per gli inquirenti fu un dialogo registrato tra Angelo Orlando ‘o malomm e Gennaro Sarappo, durante la fase di transizione delle redini del comando sui territori maranesi della vecchia gestione al gruppo familiare degli Orlando. La conversazione confermò che la cattiva gestione degli affari ad opera del sodalizio criminale precedente agevolò l’insediamento degli Orlando a Marano, riconoscendoli come nuovi reggenti del territorio.