Alessandra Madonna è stata uccisa ma per il giudice si è trattato di un incidente: Varriale non voleva ammazzarla, né picchiarla, ed ha tentato anche di salvarla. E’ quanto emerge dalle motivazioni della sentenza a 4 anni e 8 mesi per l’imputato Giuseppe Varriale, di Mugnano, condannato per omicidio stradale dopo che il pm aveva chiesto 30 anni di carcere per omicidio volontario, nel processo col rito abbreviato. La decisione del tribunale di Napoli Nord ha scatenato la rabbia di tanti, con la madre che tentò anche il suicidio dalla finestra dell’aula penale di Aversa.
Per il gup Antonino Santoro il ragazzo “voleva allontanarsi velocemente dalla discussione e non picchiare o addirittura uccidere la fidanzata”. Dopo pochi minuti, infatti, Varriale sarebbe giunto all’ospedale San Giuliano di Giugliano, dove i medici hanno provato l’ultimo disperato tentativo di salvare la 24enne ballerina di Melito, poi deceduta dopo poche ore a causa delle gravi lesioni provocate dal trascinamento dell’auto.
“Decisiva è stata la condotta successiva di Varriale – si legge nelle motivazioni riportate da Cronache di Napoli – che si è immediatamente fermato dopo essersi accorto che qualcosa era successo, ha soccorso la vittima come poteva, l’ha portata in ospedale nell’estremo tentativo di salvarla”.“E’ evidente che tale atteggiamento cozza con una eventuale volontà di uccidere”. Il giudice fa anche riferimento ai “punti deboli dell’attività investigativa”. Le “dichiarazioni iniziali di Varriale con le quali riferiva che la vittima si era aggrappata alla sua vettura non sono state verbalizzate a parte della polizia giudiziaria, ma risultano sottoforma di riassunto che condiziona in senso negativo la comprensione, non essendo state verbalizzate le precise parole in quei momenti”.
“Si e’ di fronte – aggiunge il giudice – a un fatto colposo dovuto alla negligente e imprudente condotta dell’imputato per aver accelerato nonostante la presenza di Alessandra in aderenza al veicolo, nel corso di una accesa discussione, in tal modo mettendo in pericolo la sicurezza della ragazza”. Ma la corsa in ospedale sarebbe stata decisiva ad accertare la non volontarietà del gesto.
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