Orrore come Cardito, bimbo di due anni picchiato a morte dal patrigno con pugni alla pancia

Un orrore come quello di Cardito si è consumato all’estero. Teatro della tragedia è l’Australia. Un bimbo di 22 mesi è stato picchiato, maltrattato, spesso abbandonato a se stesso in preda a dolori lancinanti dalla madre, Anne Maree, e dal patrigno William. La vita del piccolo Mason è stata un vero inferno. Poi la tragedia: il piccolo muore pochi giorni dopo esser stato colpito brutalmente con un pugno all’addome dal patrigno.

Colpi così violenti da provocargli gravi lesioni interne e la perforazione dell’intestino, con conseguenti attacchi di vomito, febbre alta e spasmi continui: per giorni nessuno lo ha portato da un medico, per giorni hanno lasciato che soffrisse come se la cosa non li riguardasse.

Quando è morto, Anne Maree Lee, 29enne del Queensland e il 37enne William Andrew O’Sullivan sono finiti dritti in prigione. Lui è stato condannato a nove anni, lei ha ricevuto la medesima pena in queste ore per omicidio colposo. Una terza persona, Ryan Robert Barry Hodson, che era presente al momento del pestaggio, era stata in un primo tempo accusata di omicidio colposo, ma poi le accuse sono state fatte cadere.

Mason Jet Lee era stato ricoverato in ospedale in preda a fortissimi dolori con una frattura alla gamba, un prolasso all’ano, ferite alla testa, un raro eritema, ulcere alla bocca ascessi, peritonite, infezioni e chiare evidenze di una dieta povera: tutti segnali che avrebbero dovuto mettere in allarme i medici e la polizia su come la madre e il suo compagno trattavano il bimbo.

Invece, nonostante un pediatra avesse detto di non aver mai visto nulla di simile in 40 anni di carriera, a febbraio, dopo 25 giorni di ricovero, Mason venne rimandato a casa senza che venisse avviato alcun accertamento sulla famiglia. Abbandonato anche da chi, per dovere professionale, avrebbe dovuto vigilare sull’ambiente in cui stava crescendo, il bimbo aveva ormai una sorte segnata. In tanti avrebbero potuto salvarlo, ma nessuno ha mosso un dito.

Ora Anne Maree e William si dichiarano profondamente pentiti e chiedono perdono. Nessuno, però, sembra provare pietà per loro. Lei, tra l’altro, dopo aver già scontato due anni e sette mesi in carcere potrebbe già a luglio chiedere un regime di libertà condizionata, ma alcuni magistrati sembrano intenzionati a presentare ricorso contro la sentenza per inasprire la pena. Lui, invece, vive in uno stato di terrore dopo essere stato sottoposto a una serie di aggressioni da parte di altri detenuti che gli hanno provocato la frattura di alcune ossa e un’emorragia cerebrale.

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