Rozzano, “nonnino che fai?”: la storia degli abusi sulla figlia di Spavone, poi la vendetta

E’ stata abusata dal nonno, Antonio Crisanti. Palpeggiamenti, mani nelle parti intime. La piccola è stata vittima di abusi e probabilmente non ha neanche capito la gravità di quanto le stesse succedendo. Solo dopo qualche mese la bimba, di appena 6 anni, ha trovato il coraggio di raccontare tutto alla mamma.L’imbarazzo, la paura, la vergogna di rivelare quegli abusi l’avevano frenata, ma appena ha tirato fuori quei bruttissimi ricordi, la mamma l’ha portata dagli specialisti, che hanno confermato: “E’ stata abusata”.

Si era aperto, in seguito alla denuncia sporta dalla madre, un procedimento penale su cui ora gli inquirenti mantengono massima riservatezza. Il padre della bambina, Emanuele Spavone, fratello del boss Ciro Spavone, lo aveva saputo qualche giorno dopo e “aveva deciso di andare subito a Napoli a fargliela pagare, si voleva fare giustizia”. Ma i familiari glielo avevano impedito insieme agli amici di Rozzano.

E quando Antonio Crisanti ha raggiunto il comune in provincia di Milano per far visita ad alcuni parenti, Spavone non ci ha pensato due volte a farlo fuori: assieme ad un complice, Achille Mauriello, 25 anni, che si è dichiarato estraneo ai fatti, si è messo sulle sue tracce. Crisanti era nei pressi di un ipermercato, in compagnia di alcuni nipotini e altri familiari, quando è stato chiamato per nome dall’ex genero. Poi gli spari. Cinque i colpi fatti esplodere, ma soltanto quattro proiettili hanno raggiunto il bersaglio. Crisanti, dopo la sparatoria, si è accasciato a terra ed è morto. Li hanno riconosciuti subito: “Gli ha sparato davanti a tutti, l’ha ammazzato come un cane“, ha urlato il figlio della vittima davanti alla caserma dei carabinieri.

Ieri mattina i killer si sono costituiti. Davanti ai militari Spavone non è stato collaborativo, non ha voluto dire dove ha nascosto la pistola, come se la sia procurata. Ed ha negato che il delitto sia stato premeditato. Freddo, senza spavalderia, ha rivendicato le sue ragioni: “Ha molestato mia figlia, dovevo farlo”. L’interrogatorio è durato sei ore, al termine del quale entrambi sono stati sottoposti a fermo. Intanto le indagini degli inquirenti procedono no stop per far luce sulla dinamica: gli investigatori stanno lavorando sull’ipotesi di una presunta trappola per attirare la vittima a Rozzano, anche perché, stando a quanto ricostruito, tutta la famiglia lo aveva allontanato per ciò che aveva fatto. Oggi gli inquirenti dovrebbe inoltrare al gip la richiesta di convalida di due fermi e di custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. 

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