Una donna uccisa dal marito a Melito, la preoccupazione degli uomini del clan, le intercettazioni, le fibrillazioni degli investigatori ed il maxi blitz per l’arresto di Marco Di Lauro, latitante da 14 anni. Tutto in poche ore.
La giornata è iniziata con la morte di una donna. Eleonora ‘Norina’ Matuozzo, incensurata 33enne, viene uccisa nella sua abitazione a colpi di pistola. Ai carabinieri dello locale tenenza arriva una segnalazione per spari e la donna viene ritrovata senza vita. Era madre di due bambini. Poche ore dopo in Questura si costituisce il marito: Salvatore Tamburrino, pregiudicato di 42 anni, ex sorvegliato speciale, ritenuto luogotenente proprio del rampollo del clan Di Lauro, il fantasma figlio di Ciruzzo ‘o Milionario. Tamburrino venne arrestato nella cosidetta “notte della manette” del 2004 con il blitz nella roccaforte del Terzo Mondo (il Rione dei Fiori di Secondigliano) con oltre 50 arresti e l’inizio della latitanza di Marco. Tornò in libertà dopo pochi anni e rimasi ferito nel corso della Faida di Scampia del 2007. Per il raid furono bloccati due uomini degli scissionisti Amato-Pagano. Sarebbe stato prima amico del primogenito Cosimo Di Lauro, poi di Marco e Salvatore ‘terremoto’ Di Lauro. Di lui ha parlato anche il pentito Antonio Accurso, ex reggente della Vanella Grassi, spiegando il suo ruolo nel traffico di droga. Attualmente era ancora a processo in un’inchiesta per estorsione mentre era stato assolto per l’omicidio dei Federico Bizzarro del 2004 a Qualiano.
Non è ancora chiaro se l’uomo abbia deciso di collaborare, svelando con precisione il covo del latitante. La rete di protezione inizia però sicuramente a vacillare da quel momento. I “compagni” vengono avvertiti del “casino successo a Melito” e che si deve “spostare a quello da là”. Si temeva, dunque, che l’uomo potesse collaborare con la giustizia per ottenere le attenuanti dopo aver assassinato la moglie. Conversazioni ascoltate dagli inquirenti che già seguivano da tempo circa 40 fiancheggiatori di Marco Di Lauro, detto anche “F4”, e monitoravano anche l’abitazione di Chiaiano. Un maxiblitz clamoroso con oltre 150 arresti organizzato insieme da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza con il supporto degli specialisti dello Sco sotto la guida della Dda di Napoli coordinata dall’aggiunto Giuseppe Borrelli ed il procuratore capo Giovanni Melillo.
Marco Di Lauro viveva in modo semplice in un’abitazione umile in via Emilio Scaglione, a circa 2 chilometri della sua Secondigliano, da ‘Mmiezz all’Arc’. Col compagna e due gatti. Quando gli uomini dello Stato sono entrati sulla tavola c’erano un piatto di pasta e dei pistacchi. Non era armato e non ha opposto resistenza. Felpa e faccia ‘pulita’. Un volto poco cambiato per Marco, oggi quasi 39enne, dalle foto da ragazzino. Il questore De Iesu ha sottolineato nel corso della conferenza stampa la sua capacità di mimetizzarsi tra la gente comune.
Ora proseguono le indagini per accertare tutta la rete di fiancheggiatori e gli affari del clan. Forse Tamburrino potrebbe rivelare dettagli importanti sulla nuova vita del clan. Il questore ha definito le indagini che sono partiti dopo la cattura “un lavoro stellare”. Marco Di Lauro intanto è stato rinchiuso nel traffico di Poggioreali e deve scontare un condanna definitiva per associazione mafioso e associazione finalizzato al traffico di stupefacenti mentre restano da affrontare anche almeno due processi per alcuni omicidio della faida di Scampia, tra cui quello dell’innocente Attilio Romanò di cui è accusato di essere il mandante.
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