Nel corso della nottata, i Carabinieri della Compagnia del Vomero, in collaborazione
con la Tenenza di Cercola, hanno eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare,
emesse dal Gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della DDA, a carico degli
esecutori materiali dell’efferato omicidio di CANFORA RAFFAELE, commesso il
17 marzo 2015, e dei loro fiancheggiatori, soggetti che, nell’immediatezza, li
aiutarono a far sparire il cadavere ed ogni traccia del delitto.
L’omicidio, si legge nelle ordinanze, trovava la sua ragione nella crisi del rapporto tra
esponenti del clan D’AMICO di Ponticelli ed alcuni soggetti legati al clan della
VINELLA GRASSI, nata dal fatto che i primi avevano acquistato sostanza
stupefacente dai secondi e non intendevano pagarla.
Alle insistenze di Canfora, incaricato della riscossione delle somme, era stata decisa
ed organizzata la sua eliminazione, avvenuta, come descritto dai GIP, con modalità
particolarmente efferate ed abiette, da parte dei D’Amico.
Ed invero, CANFORA era stato attirato, con un tranello, all’interno del RIONE
CONOCAL di Ponticelli, con la prospettiva di ottenere la somma promessa, e quindi
condotto in un luogo appartato in Contrada Patacca di Ercolano dove, resosi conto
della trappola, aveva tentato una disperata fuga interrotta da alcuni colpi di arma da
fuoco, che lo avevano attinto al torace. Dopo essere stato gravemente ferito era stato
ricaricato sulla propria auto dai due aggressori – uno dei quali minorenne – alla volta
di un viaggio alla ricerca di un posto dove scaricare il corpo.
Proprio durante il viaggio, dopo quasi due ore di agonia, Canfora era spirato per le
gravi ferite riportate.
In seguito all’omicidio, come risulta dagli elementi riportati nelle ordinanze, gli
assassini avevano richiesto ed ottenuto senza indugio l’aiuto di loro congiunti per
sbarazzarsi del corpo e della autovettura; il cadavere di CANFORA, nonostante le
incessanti ricerche da parte dei Carabinieri, iniziate sin dal giorno della scomparsa,
era venuto alla luce solo a distanza di più di un mese, in data 19.4.2015, in una zona
di campagna del casertano, semisepolto, dopo essere stato portato alla luce e straziato
dagli animali selvatici.
L’autovettura della vittima era stata, invece, incendiata in una campagna di Acerra,
dove era stata ritrovata due giorni dopo l’omicidio.
Attraverso la denuncia dei familiari, le informazioni rese da alcuni testimoni e,
soprattutto, le intercettazioni telefoniche ed ambientali già in corso nei confronti di
Stefanelli Raffaele, riportate nei provvedimenti cautelari, è stato possibile ricostruire i
fatti e stabilire, minuto per minuto, la penosa agonia di Canfora Raffaele prima della
morte e quindi della febbrile attività per la soppressione del suo cadavere e delle
tracce di questo atroce omicidio.
Comunicato Stampa