Giugliano. Schiaffi, minacce di morte per un anno, e infine lo stupro. La giovane di 27 anni , originaria di Pozzuoli, ancora non riesce a credere a quanto le sia accaduto. La vittima, infatti, è stata costretta ad avere un rapporto sessuale in un albergo a Licola con l’ex, un 36enne di Pianura, sposato con due figli, dopo che quest’ultimo le aveva puntato una pistola contro.
Con l’inganno la ragazza era stata convinta dall’uomo ad incontrarlo. “Quella sera si presentò dicendo che voleva portarmi a cena, poi mi portò ad una Spa, disse che voleva rilassarsi con me, ma era tutta una scusa“, dichiara la 27enne in un’intervista rilasciata al Mattino. Poi ripercorre quei momenti drammatici: “Gli dissi che non lo volevo più, a quel punto mi puntò la pistola alla gola“.
Dopo la denuncia, i militari hanno proceduto a perquisire l’appartamento dell’uomo, trovando e sequestrano un fucile a canne mozze provento di furto in un’abitazione, carico e pronto all’uso, 18 munizioni calibro 9 parabellum, una calibro 38 special, una 357 magnum, 2 a salve e 17 da caccia oltre ad una mazza da baseball e 2 coltelli multiuso.
Nella taverna sono stati sequestrati una serra artigianale – composta da telo e lampade- per la coltivazione di cannabis, 528 grami di marijuana, 2 piantine e 2 semi, 2 bilancini di precisione e bustine di cellophane. Il 36enne e la moglie sono stati tratti in arresto per detenzione illegale di armi, detenzione di munizionamento da guerra e detenzione di stupefacente a fini di spaccio.
Il RACCONTO. I due si sono conosciuti quattro anni fa su Facebook. E fin da subito la donna notò che “era un tipo violento, ma mai avrei pensato che sarebbe arrivato a tanto. A volte mi dava qualche schiaffo, ad esempio quando guardavo fuori da qualche bar. Spesso mi causava anche dei lividi, ma non mi preoccupavo più di tanto“, spiega al Mattino.
“Ho scoperto che faceva uso di droghe e questa cosa non l’accettavo e glielo dissi. Lui, a quel punto, mi chiese di seguirlo per un mese in Serbia per disintossicarsi e appena iniziò a stare bene mi fece la proposta di andare a convivere – prosegue la vittima. – Accettai e nel 2017, lasciò la sua famiglia per stare con me. Ma dopo due mesi finì tutto“. Ed è dopo la separazione che la situazione precipita. Un incubo che durerà per oltre un anno.
“Lui riprese a bere e a sniffare, quindi lo lasciai. Tornai a vivere a casa di mia madre, ma fu peggio: mi chiamava ad ogni ora, era diventato talmente un’ossessione che svenivo solo quando vedevo il suo numero comparire sul cellulare. Inventavo ogni scusa per evitarlo, ma quando veniva sotto al mio palazzo e mi minacciava, io ero costretta a scendere per farlo calmare ed evitare che mia madre si preoccupasse ulteriormente“. Ma nonostante il terrore, la 27enne cercava di farlo ragionare: “Gli facevo capire che stava sbagliando, inizialmente mi dava ragione, sembrava che capisse ma poco dopo ritornava ad essere violento. Gli parlavo per telefono e gli dicevo che non lo volevo più“, conclude la vittima.