“Tommaso Barbano da idraulico della Regione a senatore”. Questo e tanto altro si legge dalle pagine dell’ordinanza che ha portato in carcere e ai domiciliari diverse persone ritenute legate al clan dei casalesi.
Un punto, tra i tanti, sconcerta, più di tutti. Alcuni esponenti del clan avevano facile accesso alla Regione. A dichiaralo un imprenditore Francesco Martino, pentito racconta: “Francesco Zagaria (cognato di Michele) frequentava la Regione dove io lo incontravo spessissimo insieme a…e….che a sua volta è imparentato con ….nipote di Zagaria. Spesso Zagaria era accompagnato da….Il…si vantava del fatto che aveva un badge di accesso alla Regione rilasciato dalla segreteria del consigliere Angelo Polverino. Ritengo che tale badge venisse utilizzato indifferentemente d Francuccio Zagaria e dalle persone che si accompagnavano”…
IL COMUNICATO DELLA PROCURA: In data odierna, è stata data esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Napoli, nei confronti di 13 persone, gravemente indiziate dei reati di partecipazione alla associazione mafiosa — clan dei Casalesi — gruppo ZAGARIA, di concorso esterno in associazione mafiosa, di corruzione, di intestazione fittizia di beni, di rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, di turbata libertà degli incanti, di finanziamento illecito a partiti politici, delitti tutti aggravati dalle finalità di agevolazione dell’organizzazione camorristica.
Contestualmente è stata presentata alla Camera dei Deputati richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di un suo appartenente. E’stata altresì data esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo avente ad oggetto conti correnti e quote societarie, stimati in circa undici milioni di euro. Nell’ordinanza applicativa delle misure cautelari, il GIP analizza gli esiti di una complessa indagine condotta dai Carabinieri del ROS, supportati dai Carabinieri del Comando Provinciale di Caserta, nei confronti di una serie d’imprenditori edili di Casapesenna (CE) in stretto collegamento, fra gli altri, con alcuni esponenti politici locali e nazionali. Fra i soggetti colpiti dai provvedimenti emessi dall’Ufficio del GIP distrettuale, infatti, vi sono SARRO Carlo, attuale membro della Camera dei Deputati, l’ex Senatore della Repubblica BARBATO Tommaso, POLVERINO Angelo, già Consigliere della Regione Campania e l’ex Sindaco di Caserta DEL GAUDIO Pio. IL GIP ritiene che vi siano gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell’imprenditore edile FONTANA Giuseppe; in particolare, attraverso le attività di intercettazione, il Giudice ha ritenuto accertato come egli, dal 2009, dopo essere stato colpito da un provvedimento interdittivo antimafia emesso dall’Ufficio Territoriale del Governo di Caserta, sia stato costretto a non poter più contrattare con la Pubblica Amministrazione.
Tuttavia, costui ha posto in essere strategia volta ad eludere tale divieto che si è manifestata: – con la denuncia, presso la Compagnia Carabinieri di Casal di Principe (CE), insieme ad altri imprenditori della zona, di una serie di episodi estorsivi riconducibili all’allora latitante ZAGARIA Michele. Al riguardo, grazie alle intercettazioni effettuate, si è subito compreso come i fatti rappresentassero solamente l’inizio di un più complesso disegno finalizzato a ottenere una rigenerazione di tutti quelli imprenditori che anche a seguito della costituzione di un’associazione antiracket avrebbe garantito loro nuove commesse con la pubblica amministrazione. Il Gip dà conto che quanto emerso è stato recentemente confermato anche dallo stesso Zagaria Michele, il quale in occasione di un pubblico processo in sede dibattimentale, ha spontaneamente negato di essere il mandante delle denunciate estorsioni precisando di contro, di essere stato molto legato dal punto di vista economico ed affettivo agli imprenditori denuncianti;
attraverso un radicato rapporto di amicizia con Giovanni Cosentino, Maria Esposito, rispettivamente fratello e consorte di Nicola Cosentino.
Infatti, mediante la loro intercessione, Giuseppe Fontana, ha tentato di ottenere dall’onorevole Carlo Sarro, commissario straordinario dell’ATO 3, Sarnese-Vesuviano, ente d’ambito che gestisce i servizi idrici delle province di Napoli e Salerno, l’assegnazione di un grosso appalto bandito da quell’ente rappresentano altresì l’intenzione qualcosa la sua richiesta non fosse esaudita, di denunciare lo stesso Sarro poiché destinatario di una tangente di 2 milioni e mezzo di euro. Nella circostanza, il Gip ritiene che si sia accertato che quest’ultimo, con la complicità degli imprenditori edili Lorenzo Piccolo e Antonio Fontana abbia turbato il regolare svolgimento della gara d’appalto bandita dalla GORI Spa ricadente proprio nel territorio dell’ATO 3 relativa ai “lavori di manutenzione pronto intervento rifunzionalizzazione ricostruzione e riabilitazione delle reti idriche e fognarie” per un importo stimato di 31.710.000 euro. Ne abbia garantito quindi l’aggiudicazione in complessivi tre lotti a ditte riconducibili al clan Zagaria Michele, in particolare all’impresa Piccolo Lorenzo, ossia la Idroeco, che si è aggiudicata il primo lotto ed al consorzio Stabile Grandi Opere riconducibile a Fontana che si è aggiudicata il terzo lotto;
mediante l’elargizione a seguito della promessa di aggiudicazione di appalti pubblici di somme di denaro e esponenti politici locali, ovvero al consigliere regionale Angelo Polverino in occasione del rinnovo del consiglio regionale della Campania nel 2011 e all’allora sindaco di Caserta Pio Del Gaudio in occasione della sua candidatura a primo cittadino di Caserta.
Proprio dalle parole dello stesso Fontana Giuseppe proveniva l’ammissione di avere consegnato a De Gaudio la somma di 30 mila euro e quindi la successiva pretesa di restituzione, atteso che, di fatto, tale elargizione non gli aveva arredato alcun vantaggio economico. Analoga condotta è stata posta in essere anche nei confronti di Polverino Angelo al quale Fontana risulta avere corrisposto su indicazione dello stesso Del Gaudio, la somma di 20 mila euro previa promessa di una condotta di generale appoggio alle sue richieste ovvero far assegnare a ditte a lui riconducibili i lavori pubblici;
con l’interessata amicizia coltivata strumentalmente con appartenenti alle forze di polizia con lo scopo di far decadere formalmente tutti quei presupposti e dati di fatto che attraverso le informazioni antimafia redatte dai vari organismi deputati, avevano dato luogo all’emissione del provvedimento interdittivo emesso nei sui confronti. In particolare si è assistito al coinvolgimento di un appartenente all’arma di carabinieri, in quanto stimolato ad intercedere con gli addetti alla stesura delle informazioni antimafia, nonché sollecitato a riferire a Giovanni Cosentino ed allo stesso Giuseppe Fontana notizie riservate in merito allo svolgimento di indagini sul conto della famiglia Cosentino. Della stessa indole è apparso il legame con un appartenente alla Guardia di Finanza, il cui rapporto di frequentazione era finalizzato principalmente a conoscere l’esito delle attività investigative che quella polizia tributaria stava conducendo nei confronti del Consorzio Appalto Grandi Opere riconducibile alla famiglia Fontana e nei riguardi di Orlando Fontana di Giuseppe. Su tale vicenda il gip si è riservato di decidere in ordine alla richiesta di applicazione della misura interdittiva all’esito dell’interrogatorio;
con l’acquisizione mediante un prestanome del 51% di una società di costruzioni la ISI costruzione generali. Con una nuova veste il medesimo ha quindi tessuto una serie di rapporti con esponenti politici campani dai quali è riuscito ad ottenere la promessa di grossi appalti.