Blitz in mattinata a Foggia. Smantellata organizzazione mafiosa dedita all’estorsione. Gli agenti della Squadra Mobile di Foggia, su ordine della DDA della Procura della Repubblica di Bari, hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di otto persone.
A finire in manette Clemente Mario, nato a Foggia il 12.08.1980, Frascolla Antonio Riccardo Augusto, detto “Antonello”, nato a Foggia il 17.02.1990, Frascolla Gioacchino, nato a Foggia il 20.04.1985, Nardella Adelio Pio, nato a Foggia il 29.02.1996, Palumbo Benito, nato a Foggia il 05.08.1987, Palumbo Raffaele, nato a Foggia il 23.01.1984, Ragno Sergio, nato a Foggia il 25.09.1977 e Stanchi Ciro, nato a Foggia il 14.12.1973, soggetti appartenenti all’organizzazione mafiosa denominata “Società Foggiana” ed intranei alla “batteria” dei “Sinesi-Francavilla”.
L’indagine, coordinata da questa Direzione Distrettuale Antimafia, ha posto in evidenza la realizzazione sistematica di una vera e propria attività predatoria consistita in estorsioni nei confronti di commercianti operanti nella città di Foggia, costretti a versare mensilmente somme di denaro, ovvero a cedere gratuitamente, senza corrispettivo alcuno, prodotti vari. La batteria mafiosa alla quale appartengono i soggetti arrestati reperiva il denaro necessario per il sostentamento dell’organizzazione e dei sodali detenuti attraverso la riscossione di somme di denaro estorte ad alcuni imprenditori locali impegnati, per lo più, nel campo dell’autodemolizione e della ristorazione.
Si è riusciti ad accertare che uno degli imprenditori vittima degli arrestati, dietro la minaccia di pesanti ripercussioni per sé e la sua famiglia, versava sin dal 2014 la somma di euro 300,00 mensili a Palumbo Benito, Palumbo Raffaele e Frascolla Antonello, Ragno Sergio, Nardella Adelio Pio e Frascolla Gioacchino, nonostante si trattasse di somme troppo onerose per la vittima, che tuttavia si piegava alla volontà degli estorsori, accantonando le somme necessarie.
Gli arrestati hanno agito senza alcuna precauzione, nei confronti di persone che li conoscevano e che avrebbero potuto rivelare alle Forze dell’Ordine la richiesta formulata, avanzando la pretesa estorsiva in modo del tutto manifesto, anche in pieno giorno, ostentando un senso di sicurezza e di impunità, tipiche espressioni dell’agire mafioso, ponendo in essere azioni tali da determinare nelle persone offese una condizione di assoggettamento e di omertà, accompagnando, spesso, le loro pretese con la evocazione subdola e sfumata della “necessità del pagamento” per ragioni di salvaguardia della incolumità delle stesse vittime.