Casapesenna. Un profilo falso su Instagram ha scatenato il putiferio. Ma soprattutto ha indotto tre fratelli ad aggredire e a torturare per tre ore Mario Conte, ricoverato attualmente in ospedale, perché fermamente convinti che l’uomo avesse pubblicato un profilo fake per prendere in giro uno di loro.
«Non ho mai creato quel profilo Instagram e ho un video che lo prova. Quel fake mi contattava mandandomi le foto di uno dei tre fratelli con una parrucca da donna. Io stesso lo avvisai del profilo falso col suo nome. Se avessi immaginato che non mi avrebbe creduto, non sarei mai andato all’appuntamento», racconta Mario al Mattino.
La ricostruzione. Mario è andato in piazza, a Casapesenna, come gli chiedeva il suo amico. È salito in macchina con lui e si sono diretti verso San Marcellino, all’altezza di un bar, in via Roma, sono saliti in auto gli altri due fratelli ed è iniziato un incubo. «Uno dei tre ha preso una pistola da una scatolina e me l’ha messa in bocca: mi ha detto che se avessi reagito mi avrebbero ammazzato. Per due ore, credo anche più, mi hanno portato in giro con una corda al collo, mi hanno colpito a pugni sugli occhi. Con tale violenza che ho avuto un mancamento e a un certo punto pensavano che fossi morto».
Nel corso delle ore del sequestro, dopo avere ottenuto il codice di sblocco del cellulare di Mario, i tre hanno controllato le sue chat e hanno scoperto che un loro amico, che da tempo vive a Palma De Mallorca, aveva commentato le foto pubblicate dal profilo Instagram falso sbeffeggiandoli. Il ragazzo in alcuni messaggi chiede a Mario chi può essere stato a pubblicare il contatto fake, Mario risponde di non saperne nulla.
Dopo aver letto la conversazione, riporta Il Mattino, uno dei tre fratelli ha fatto una videochiamata al giovane dicendogli che l’avrebbe pagata anche lui. E che le conseguenze sarebbero ricadute anche sulla sua famiglia, che vive a Casapesenna. Le telefonate sono facilmente riscontrabili con l’acquisizione dei tabulati telefonici, così come si possono controllare le telecamere installate nelle zone teatro dell’aggressione.
Le indagini. Mario, dopo il pestaggio, è stato trasportato in ospedale da un suo conoscente ed ha denunciato l’episodio e i suoi aguzzini ai carabinieri. Ma non è bastato. Non è bastato perché mancherebbero gli estremi per far scattare gli arresti. I tre fratelli sono stati denunciati a piede libero per lesioni e sequestro di persona. I carabinieri hanno perquisito casa loro, la loro azienda e le loro auto alla ricerca di quelli che in un’indagine di polizia giudiziaria. Ma al momento di riscontri non si vedono l’ombra. A quanto pare non si trova la pistola di cui parla la vittima, non si trova il cellulare che i tre gli avrebbero sequestrato per verificare se è stato lui a pubblicare quel profilo Instagram.
E dai filmati finora acquisiti non ci sono immagini utili. I tre fratelli, dal canto loro, non hanno proferito parola quando è stato comunicato loro di dover eleggere domicilio. Saranno le tac disposte dal personale medico dell’ospedale di Aversa a ricostruire il quadro clinico della vittima. Il tempo, in questa storia piena di interrogativi, è fondamentale e se quei video non saranno acquisiti tempestivamente, con tutta probabilità andranno persi. E con loro andrà persa la speranza di Mario di ottenere giustizia.