Un dettaglio apparentemente insignificante: un cuscino. Che però potrebbe essere stata l’arma del delitto usata per soffocare la piccola Jolanda Passariello, la bimba di 8 mesi della cui morte è accusato il papà, Raffaele, 37 anni. Un dettaglio così pregnante destinato forse a cambiare la posizione della mamma, Imma Monti, nel quadro dell’inchiesta condotta dalla Procura di Nocera Inferiore.
L’intercettazione
E proprio Imma Monti a lasciar trapelare questo particolare, intercettata a sua insaputa dalla Polizia il giorno dopo la morte della bimba. “Tutto in faccia”, avrebbe detto la donna al marito, poi la mano destra si avvicina alla bocca “come a simulare il gesto di qualcosa che si appone sul viso”. Imma Monti, a quanto pare, è preoccupata per un cuscino che la polizia ha sequestrato, chiedendo al marito se “doveva buttarlo”.
Dopo un minuto, poi, aggiunge: “L’omicidio lo abbiamo fatto”, accompagnando la frase con uno scuotimento della testa ed uno sguardo diretto a Passariello, in tono dimesso, come a voler cercare un cenno di intesa. Il Gip ha ripreso l’intercettazione nell’ordinanza che ha confermato il carcere per Giuseppe Passariello, indagato per maltrattamenti aggravati e omicidio. Ed è proprio su quel dialogo che gip e procura si concentrano.
Omicidio premeditato?
Quanto è stato decisivo il ruolo di Imma Monti nella morte della piccola? E’ attendibile la sua versione dei fatti secondo cui avrebbe scoperto la piccola in stato cianotico all’interno della culla? Dipende di capitale importante per gli investigatori. Quelle intercettazioni, infatti, potrebbero rivelare uno scenario criminale del tutto diverso: l’omicidio potrebbe essere stato premeditato e la donna potrebbe essere stata complice dell’omicidio. Tutto si gioca sull’uso di quel plurale, “L’abbiamo fatto”, che gli inquirenti proveranno a trasformare in prove.