Nella notte tra martedì 7 e mercoledì 8 gennaio l’Iran ha attaccato due basi militari in Iraq che ospitano militari statunitensi e della coalizione internazionale anti-Isis. Non è ancora chiaro se ci siano state vittime (l’Iran parla di «80 terroristi americani», gli Usa smentiscono. «Tutto bene…. per il momento tutto bene… abbiamo i soldati più forti e meglio equipaggiati nel mondo» ha twittato Trump).
Usa-Iran, ucciso il generale Soleimani
Il 62enne Soleimani è stato ucciso il 3 gennaio, alla stessa ora dell’offensiva iraniana, da un attacco su Baghdad ordinato dal presidente americano Donald Trump. Soleimani era il capo della Quds, corpo speciale della forza militare iraniana delle Guardie Rivoluzionarie che si occupa delle operazioni all’estero, e il vero artefice della politica del suo Paese riguardo ai dossier più importanti: dall’Iraq, alla Siria, al Libano, al confronto con Israele, sino allo scontro con gli Stati Uniti.
Teheran, precipita aereo civile
Mercoledì notte un aereo civile Boeing 737-800 (della stessa famiglia dei Max 8 coinvolti negli incidenti degli ultimi mesi, ma che opera con un diverso software) della compagnia ucraina Ukraine International Airlines diretto a Kiev è precipitato subito dopo il decollo dall’aeroporto internazionale di Teheran, in Iran. In un primo momento l’ambasciata ucraina in Iran aveva parlato di un problema tecnico, ma la comunicazione è stata poi rimossa. Per ora non c’è alcun collegamento con gli attacchi alle basi. A bordo c’erano 176 persone (82 iraniani, 63 canadesi, 11 ucraini, 10 svedesi, quattro afgani, tre tedeschi e tre britannici). Come spiega Leonard Berberi, le autorità iraniane hanno fatto già sapere che le due scatole nere non saranno inviate per l’analisi a Washington.
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