Che Guevara è stato un rivoluzionario, guerrigliero e medico argentino protagonista della rivoluzione cubana. Scopriamo slcune curiosità su di lui: la vita, la morte, le sue frasi più celebri e il murales realizzato da Jorit a Napoli.
Che Guevara, la vita
Il 14 luglio del 1928, a Rosario, in Argentina, nasce Ernesto Guevara, primogenito di Ernesto Guevara Lynch e di Celia de la Serna. Di famiglia agiata – il padre è costruttore edile – il giovane Ernesto cresce in una zona al confine con Brasile e Paraguay, dove i genitori posseggono una piantagione di erba mate.
Nel 1932 i genitori di Ernesto scelgono di trasferirsi prima a Cordova e poi ad Altagracia, dove il clima risponde alle necessità del primogenito che dal 1930 è afflitto da una forte forma d’asma.
In quegli anni, le condizioni economiche della famiglia precipitano ed Ernesto lavora nel municipio di Villa Maria, non lontano da Cordoba. Nel 1945 la famiglia Guevara si trasferisce a Buenos Aires, un’occasione per Ernesto che s’iscrive alla facoltà di medicina, mantenendosi con un impiego nel municipio di Buenos Aires e lavorando senza retribuzione nell’Istituto di ricerche sulle allergie. Ernesto non è uno studente modello: risponde all’ossessione per i voti alti dei colleghi approfondendo solo quel che ritiene utile alla formazione dell’individuo.
Nel ’51 parte per il Cile con il fedele amico Alberto Granados, ma non è un percorso come i precedenti: è una sorta di rivelazione, Ernesto inizia a tenere un diario, un’abitudine che lo accompagnerà per tutta la vita. Lavora dove capita ed appunta tutto ciò che lo colpisce: le miserie umane (dello spirito, non finanziarie), l’emarginazione dell’individuo considerato improduttivo dalla società capitalistica (si veda la toccante esperienza della cura dei lebbrosi a Huambo). Tutto prende forma di prosa nella diaristica del futuro rivoluzionario (la prima edizione italiana di Lettere, diari e scritti è del 1967).
Si laurea con una tesi sull’allergia e riparte alla volta di Bolivia, Perù ed Ecuador, proseguendo poi per Caracas, dove incontra Ricardo Rojo, un esiliato argentino fuggito dalle carceri di Peròn.
La politica
Nel 1954 è in atto una strategia politica da parte della Cia e del Dipartimento di Stato statunitense per rovesciare i governi democraticamente eletti. L’ obiettivo dichiarato è contenere il “pericolo comunista”, in Nicaragua come nell’Honduras. Il Che si schiera con la resistenza armata, e pur sconfitto, rifiuta di rientrare in patria con un aereo inviato dal governo peronista. Ernesto parte per il Messico dove nel 1955 conosce prima Raul Castro poi Fidel. Cade però in una retata della polizia messicana, e dopo quasi due mesi di carcere riesce a raggiungere Cuba con 82 compagni.
Nel 1958 è proprio Ernesto a lanciare l’offensiva decisiva all’Avana. Il 2 gennaio il Che entra nella capitale da liberatore, nel mese successivo gli viene conferita la cittadinanza cubana per i servizi resi alla rivoluzione. Inizia una nuova era: Fulgencio Batista fugge in Repubblica Dominicana e gli USA divengono il primo nemico della Cuba rivoluzionaria.
Ad inizio degli anni Sessanta, Cuba sigla numerosi contratti bilaterali con Paesi appartenenti al blocco socialista. Ciò avviene con una Cuba sotto attacco: nel 1961 gli Usa finanziano alcuni mercenari che falliscono nei loro propositi di rovesciare il governo rivoluzionario.
A quel punto il governo cubano stringe accordi sempre più vincolanti con l’URSS che propone l’invio di missili a Cubo. Allo schieramento dell’arsenale, il presidente USA Kennedy minaccia lo scoppio di una guerra mondiale se Mosca non ritirerà le forniture. La crisi rientrerà con un compromesso tra le due grandi potenze. Dalla metà degli anni sessanta gli incontri si moltiplicano per il Che: il rivoluzionario, ormai, rappresenta la nazione cubana all’assemblea dell’ONU. Ma non è quella la posizione che predilige, per cui avverte allora il bisogno di ripartire dal basso, dai luoghi delle origini. Ernesto apparirà pubblicamente per l’ultima volta in una manifestazione ufficiale nel marzo del 1965. Ma ricomparirà l’anno successivo in Bolivia, alla guida di un gruppo di guerriglieri, dove è in atto una dura repressione ai danni delle sinistre. E l’anno dopo il governo boliviano proclama lo stato d’assedio arrestando tutti i principali leader sindacali.
La morte di Che Guevara
Il 26 settembre 1967 il gruppo del Che cade in un’imboscata, Guevara resiste altre due settimane, senza medicine che possano calmare gli attacchi asmatici. Verrà catturato e freddato con un colpo di pistola al cuore nelle ore successive. Il 10 ottobre del ’67 il corpo martoriato del Che verrà mostrato ai giornalisti di tutto il mondo.
Murales a Napoli
Nel 2018 a Napoli l’artista partenopeo Jorit ha realizzato il murales più grande al mondo di Che Guevara nel quartiere San Giovanni a Teduccio, periferia orientale del capoluogo campano. Capolavoro apprezzato particolarmente dalla figlia Aleida Guevara, in visita a Taverna del Ferro.
Frasi celebri
- “Lasciami dire, a rischio di sembrare ridicolo, che il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d’amore”
- “Dicono che noi rivoluzionari siamo romantici. Sì, è vero, ma lo siamo in modo diverso, siamo di quelli disposti a dare la vita per quello in cui crediamo”
- “La rivoluzione si fa per mezzo dell’uomo, ma l’uomo deve forgiare giorno per giorno il suo spirito rivoluzionario”
- “Come può, un giovane, mettersi a pensare cosa dev’essere la gioventù? Faccia semplicemente ciò che pensa: questo deve essere ciò che fa la gioventù.”
- “Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l’importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, solo, non vale nulla.
Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario”