Si è infilata nel letto della figlioletta e l’ha violentata. E’ la torbida vicenda avvenuta nell’entroterra di Pescara. Il papà orco, 47 anni, ha ricevuto una condanna di 11 anni di reclusione per violenza sessuale. Condannata anche la moglie a 4 anni e 6 mesi di carcere.
Pescara, violenta la figlia nel letto: condannato
I fatti risalgono a un periodo compreso tra il 2012 e il 2016. Dell’orribile vicenda sapevano tutti, anche gli zii e i cugini. Ma nessuno parlava e addirittura qualcuno manifestava atteggiamenti sospettosi o ostili quando la ragazzina ha cominciato a mostrare segni di insofferenza. La giovane è quindi cresciuta facendo fatica a distinguere cosa fosse giusto o sbagliato, finché non ne ha parlato col fidanzatino. Quando ha preso coscienza di cosa fosse costretta a subire, si è confidata anche con la nonna materna, la quale ha deciso di sporgere querela. Subito è scattata l’inchiesta, culminata nella formulazione delle accuse di violenza sessuale aggravata nei confronti di entrambi i genitori.
Come avvenivano le violenze sessuali
Il quadro torbido delle violenze domestiche è emerso nel corso dell’inchiesta. Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, il padre dormiva sistematicamente nel letto con la figlia più grande, sottoponendola ad abusi sessuali. Anche la figlia più piccola fu costretta, in diverse occasioni, a subire abusi dello stesso tipo. L’uomo imponeva le sue pratiche perverse “con condotta minacciosa”. Il tutto senza che la madre muovesse un dito.
Come ricostruito dall’accusa, infatti, la donna scelse deliberatamente di tollerare le condotte del marito, “delle quali era a conoscenza”, sia in riferimento “all’anomala condivisione del letto con la figlia maggiore”, sia “per avere assistito in numerose occasioni” agli abusi del marito, sia per “essere stata esplicitamente informata” dalla figlia minorenne circa le condotte dell’uomo, “senza adottare alcuna azione a difesa della stessa”. In alcune circostanze, la donna avrebbe persino riso davanti agli abusi subiti dalle ragazzine. Un orrore ingiustificato che trova il suo esito finale in una condanna.