Smart Working Coronavirus, smart working e ferie Coronavirus: regole, come funziona

Si parla tanto in queste settimane in Italia di smart working. A causa dell’emergenza Coronavirus sono già numerosi i datori di lavoro che hanno deciso di adottare queste precauzioni per le loro aziende. Ma in cosa consiste lo smart working? Quali sono le regole e come funziona?

Smart working: le regole

Come spiega anche il sito del Ministero del Lavoro, il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro. In questo caso il lavoro agile nasce dall’esigenza di assembramenti e di restare il più possibile a casa per evitare contagi da Coronavirus.

Smart working: come funziona?

Nel nuovo decreto del Governo viene messa nero su bianco la raccomandazione di congedi e ferie. Per le nuove attivazioni di smart working, si fa presente che, dallo scorso 4 marzo 2020, il Ministero del Lavoro ha reso accessibile una procedura emergenziale semplificata. La procedura, attiva fino al 31 luglio 2020, consente il caricamento, con un unico flusso, di comunicazioni relative a più lavoratori. L’applicativo è accessibile tramite SPID o credenziali cliclavoro.

Lo smart working è un approccio che punta a generare maggiore efficienza ed efficacia nel raggiungimento dei risultati lavorativi, combinando flessibilità, autonomia e collaborazione.

Retribuzione con smart working

Secondo il Principio di non discriminazione inoltre, il lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile ha diritto di ricevere un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda.

Coronavirus: ferie

Secondo il decreto, i lavoratori della zona arancione possono mettersi in congedo o ferie eventualmente fino al 3 aprile. Nella “peggiore” delle ipotesi potrebbe trattarsi di 4 settimane di ferie che per la stragrande maggioranza dei lavoratori significherebbe esaurire tutte le ferie dell’anno. Una eventualità più concreta per i lavoratori dell’industria che svolgono attività che richiedono la presenza in fabbrica, piuttosto che per gli addetti della ristorazione e delle pulizie.

L’appello di Confindustria

Anche Confindustria ha invitato i datori di lavoro a favorire smart working ma anche ferie e congedi. “Favorire, in questa fase, la fruizione dei periodi di congedo ordinario o di ferie dei propri dipendenti. Sulla base delle prime precisazioni fornite dal Governo – è scritto nella nota -, è possibile confermare che, con il Dpcm odierno, non s’intende determinare il blocco delle attività lavorative, produttive e della circolazione delle merci da, verso e all’interno delle aree territoriali interessate. Le nuove limitazioni non vietano gli spostamenti per comprovati motivi di lavoro. Anche alla luce di un confronto con il testo dei precedenti Dpcm, ciò comporta che sono consentiti gli spostamenti verso e di ritorno dal posto di lavoro (essenziali per la continuità produttiva delle imprese). Questo sempre che non ricorrano i presupposti del divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora, per i soggetti sottoposti a quarantena o risultati positivi al virus”.

“In attesa delle indicazioni che i Prefetti forniranno (sulla base delle direttive emanate dal Ministero dell’Interno), gli interessati potranno comprovare il motivo lavorativo dello spostamento con opportuni mezzi. Tra questi è compreso il cedolino paga, il tesserino di identificazione aziendale, ovvero una dichiarazione del datore di lavoro che attesti l’esigenza del viaggio. Tali documenti dovranno essere esibiti alle Autorità di pubblica sicurezza. Sono loro che assicurano il monitoraggio delle misure di contenimento, cui si raccomanda di prestare la massima collaborazione”.

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