La storia del Palazzo Baronale di Giugliano

Nel 1545  Cosimo Pinelli  nuovo duca di Acerenza in qualità di signore del feudo di Giugliano , edificò a Giugliano un maestoso palazzo – fortezza con torri per la difesa su progetto attribuito a  Giovan Francesco De Palma , detto il Mormando , l’architetto nacque  a Napoli agli inizi del XVI secolo, e fu allievo dell’altro Mormando cioè di Giovanni Francesco Donandio, da cui assunse  l’appellativo, in quanto suo allievo e suo genero avendone sposato la figlia Diana Donadio ;

Lo stile del Di Palma è una semplificazione dei modelli del suo maestro basati sullo stile del  “Rinascimento Napoletano” inaugurato quasi un secolo prima da  Alfonso V d’Aragona che amplificò la rete di scambi culturali nel Mediterraneo, coinvolgendo i territori partenopei nel giro degli scambi con gli altri territori della corona aragonese e chiamando in città artisti catalani e spagnoli, tra cui spiccò la presenza di diversi caposcuola come Pisanello e Colantonio; negli anni successivi l’alleanza con i Medici di Firenze porto molti artisti toscani a Napoli con crescenti scambi culturali ed artistici.

Il rinascimento Napoletano si discosta da quello fiorentino in quanto è  caratterizzato da modi esuberanti e solenni, con un ampio ricorso alle decorazioni in piperno o marmo bianco per le facciate degli edifici sacri e dei palazzi con l’adozione di modelli classici dal gusto europeo ispirati piu’ all’arte fiamminga e provenzale che  ai modelli fiorentini, con il largo uso di materiali come il piperno come appunto quello usato nella facciata del Palazzo Baronale di Giugliano;

Altre realizzazioni dell’architetto furono il Palazzo Filomarino a Napoli,  l’ampliamento della chiesa dei Santi Severino e Sossio , il  Palazzo Carafa di Montorio ed rifacimento della chiesa di Santa Maria Donnaromita sempre a Napoli; per Cosimo Pinelli, realizzo nel 1544 il suo palazzo di Napoli e nel 1545 il palazzo baronale di  Giugliano .

L’edificio di pianta regolare a tre ali è articolato intorno ad un ampio cortile centrale presenta la facciata principale sulla Piazza del mercato e quindi sull’antica via Antiqua attuale corso Campano  ; come per altri palazzi dell’epoca viene confermata l’ubicazione del cortile al centro dell’edificio, questa prassi deriva dai modelli planimetrici del passato, e divenne il principale elemento caratterizzante la nuova disposizione ispirata ai modelli classici che prevedevano un complesso edilizio chiuso attorno ad un cortile, con piccole aperture al piano terreno e finestre regolari, di dimensioni più ampie, nei registri superiori.

Il palazzo originario , però ha subito,  nel corso dei secoli numerose trasformazioni che ne hanno alterato il disegno originario del Mormando;

La facciata dal disegno pulito elegante ma allo stesso tempo maestosa; è tripartita secondo lo schema classico (base , fusto, corona) il primo livello (piano terra) dell’edificio è rivestito con bugnato a fasce orizzontali di colore grigio  ; danno ritmo  alla facciata i quattro “pilastri”- colonna   di ordine dorico costituiti da elementi in piperno che reggono un aggetto – mensola in blocchi in  piperno  che corre lungo la facciata in prossimità del primo solaio ; al centro delle quattro colonne si trova il portone d’ingresso ricavato all’interno della bugnatura  costituita da fasce lineari orizzontali ; il secondo e terzo livello presentano paramenti lisci finiti ad intonaco di colore rosso scuro , con struttura a rilievo sporgente costituita da telaio murario emergente di colore grigio ;  sovrapposto alla stessa risalta al centro della composizione ,  in prossimità del terzo livello un “frontone “ decorativo triangolare che occupa tre moduli e  “poggia “ su quattro lesene con capitello ionico; che al piano terra diventano i “pilastri” prima descritti ; mentre al terzo piano lo spazio delle lesene è occupato dal frontone decorativo;

Alla storia del palazzo è legata anche la figura del celebre  Giovan Battista Basile ;   che nel 1631 fu chiamato dal nuovo feudatario Galeazzo Francesco Pinelli  ,  a ricoprire la carica di governatore di Giugliano ;  Giovan Battista Basile fu uno degli intellettuali  dell’ Accademia degli Oziosi fondata nel 1611 da  Giambattista Manso; nelle sale del piano nobile, il Basile scrisse il “Lo Cunto de li Cunti – trattenimento de li piccirilli ”, una raccolta di racconti dai cui gli autori Perrault e i fratelli Grimm trassero l’ispirazione per le famosissime fiabe “Cenerentola”, “Il gatto con gli stivali”, “La bella addormentata nel bosco”; 

Nel 1639 Galeazzo Francesco Pinelli vendette a Cesare d’Aquino le quote a lui spettanti del feudo e del palazzo; successivamente  nel 1691 il complesso passò a Francesco Grillo ed infine  nel 1756 lo stesso fu acquistato da Marcantonio Colonna,  Principe di Stigliano.

Il  Principe Marcantonio Colonna di Stigliano fu un importante personaggio della corte Borbonica  ,  fu molto vicino al giovane Re Ferdinando IV e durante la reggenza del Tanucci ed ebbe varia incarichi diplomatici e come militare fu a capo del  corpo dei volontari di marina ; nel 1774 la sua vita ebbe una svolta con la nomina a Vicerè di Sicilia  il Tanucci lo propose a Ferdinando IV, considerando “adatto o per mente, per lumi, per prudenza, per fermezza “condusse una politica equilibrata contribuì  all’ abbellimento di Palermo, costruendo nuove strade, rifacendo ponti, restaurando fontane e monumenti,  restauro’  la biblioteca comunale ed istituì scuole e convitti per i giovani delle varie classi sociali, e gettò le basi per la fondazione dell’orto botanico.

Il Principe decise  di ristrutturare  radicalmente il palazzo e di impreziosirlo magnificamente;  i lavori furono effettuati su progetto dell’architetto Domenico Chelli   già a Napoli fin dal 1781 chiamato da re Ferdinando IV a ricoprire il ruolo di direttore del San Carlo; l’architetto a partire dal 1794  presiedette alla trasformazione del palazzo  ; con la realizzazione degli splendidi giardini annessi, ai quali si accedeva attraverso il bellissimo scalone barocco ancora esistente   e con il rifacimento degli interni in stile pompeiano.

I Colonna di Stigliano vi fecero erigere anche una cappella privata, dove si trovavano le spoglie di San Feliciano Martire fatte trasferire a Giugliano su loro ordine ;  inoltre organizzo un teatrino interno al palazzo , un giardino monumentale e di rappresentanza per ricevere gli ospiti e una sorta di museo delle cere o come io ritengo alcuni monaci imbalsamati .

Agostino Basile nelle suo memorie istoriche (1800) ne fa già una descrizione precisa del giardino, temendo future manomissioni ; oltre alla descrizione del Basile del Palazzo abbiamo varie testimonianze   questa è una descrizione del 1796  (Dizionario geografico-istorico-fisico del regno di Napoli, composto dall’ Abate D. Francesco Sacco  )

Il palazzo viene cosi’ descritto trattando del Casale di Giugliano  …..  ha un sontuoso Palazzo Baronale in cui tra le molte magnificenze vi si ammirano una Cappella col corpo intero del Santo Martire Feliciano ; una vaga Trappa, ove si veggono molte immagini in cera de’ Padri della trappa i quali fanno parte a sedere nel Refettorio, e parte in atto d’orazione; un vasto Giardino fornito di belle prospettive , d’una Statua della Dea Cerere , e d’uno Scoglio con le statue di Polifemo sopra la cima d’ un monte, e di Galatea , e di Aci alle falde; ed un sorprendente Labirinto , nel mezzo del quale vi è una magnifica stanza fatta alla Cinese .”

Dal 1833 il palazzo è passato alla illustre famiglia Palumbo di Giugliano da cui ha anche preso il nome  ;

Oggi gli splendidi giardini purtroppo non esistono piu’ ad eccezione di qualche lembo superstite  essendo stati completamente cementificati negli anni 60 , prima dell’entrata in vigore della Legge Urbanistica del 1967 , con la realizzazione di anonime ed abnormi palazzine ;  al centro del giardino di delizie negli anni del fascismo fu realizzata la attuale via Roma; negli anni 80 purtroppo la torre fortezza sulla sinistra del cortile fu demolita per ricavarne appartamenti; oggi,  in generale il palazzo si conserva in discrete condizioni un’ala del palazzo fu restaurata negli anni 90 su commessa di alcuni membri della famiglia Palumbo con direzione dell’Ing. Pasquale Basile;

Articolo redatto dall’architetto Francesco Russo.

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