Picchiato e cacciato perché aveva chiesto una mascherina ai propri datori di lavoro. La Polizia di Stato a Terracina hanno dato esecuzione a un’ordinanza di arresti domiciliari e di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di due imprenditori. Si tratta di T.F. classe ‘68 e T.D. classe ‘98, padre e figlio, itolari di una azienda agricola del luogo. Sono rintenuti responsabili di reati quali estorsione, rapina e lesioni personali aggravate, nell’ambito dello sfruttamento di braccianti agricoli stranieri.
Bracciante agricolo pestato e licenziato: aveva chiesto mascherine e paga
Le indagini hanno avuto inizio a seguito dell’accesso al pronto soccorso dell’Ospedale di Terracina di un giovane 33enne di origini indiane. L’uomo aveva ferite al capo riconducibili ad un corpo contundente, fratture e lesioni personali in altre parti del corpo. Gli investigatori hanno accertato che le cause delle lesioni patite erano riconducibili alle continue richieste al datore di lavoro di provvedere alla dotazione di dispositivi di protezione individuali.
Tali richieste, oltre a non essere accolte, hanno indotto i due indagati a licenziare il lavoratore. Quest’ultimo ha giustamente rivendicato la paga del lavoro svolto. A quel punto i due imprenditori lo hanno ingiuriato, minacciato, percosso con calci e pugni ed infine gettato in un canale di scolo.
Gli investigatori del Commissariato Distaccato di P.S. di Terracina hanno identificato i braccianti agricoli al servizio dell’azienda. Erano vittime di un sistematico sfruttamento da parte dei titolari. I braccianti infatti erano costretti a lavorare anche 12 ore al giorno, tutti i giorni della settimana, senza fruire di alcuna giornata di riposo o festiva, tantomeno di congedi per malattia.
La paga oraria era di 4 euro per ogni ora di lavoro senza alcuna maggiorazione per il lavoro prestato nei giorni festivi. Infine, in busta paga veniva contabilizzato solamente un terzo delle giornate di lavoro effettivamente prestate. Nel corso di un controllo nessuno dei braccianti era provvisto dei dispositivi a tutela della normativa di sicurezza e dell’igiene, anche per evitare i contagi da Covid-19.