Festa della Repubblica, Mattarella: “Crisi non è terminata, difficoltà mai viste prima”

“La dimensione della crisi ha chiesto a tutti uno sforzo straordinario”, sono le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio Prefetti. Mattarella ha spiegato che il Paese si è trovato di fronte a “difficoltà mai viste”, che necessitano ancora di “unità, responsabilità e coesione”. La crisi purtroppo “non è finita”. L’Italia dovrà confrontarsi “a lungo con le conseguenze”, ha continuato il capo dello Stato, tra cui la crescita della “marginalità e di nuove forme di povertà e discriminazione, quando non di odioso sfruttamento”.

All’altare della Patria si è tenuta la tipica cerimonia per le massime cariche dello Stato in occasione della Festa della Repubblica. Questa volta però non c’è stata la tradizionale parata. Il capo dello Stato si è poi recato a Codogno, prima città colpita dal coronavirus.

Festa della Repubblica, le parole di Mattarella

Il presidente della Repubblica ha poi sollecitato i Prefetti, considerati “un sicuro punto di riferimento per istituzioni e cittadini”, a prestare particolare attenzione ai rischi “di infiltrazione della criminalità” a cui sono esposti molti operatori economici”. Li ha richiamati a un’azione “di mediazione sociale e di tessitura e confronto con le altre Autorità locali per definire, in ciascun territorio, efficaci modelli di prevenzione e intervento”.

A causa dell’emergenza pochissimi i presenti quest’anno per ricordare il compleanno della Repubblica. Decine di curiosi sono rimasti ad assistere al passaggio delle Frecce Tricolori all’inizio di piazza Venezia, all’incrocio con via del Corso. In tanti hanno così salutato Mattarella al passaggio del corteo di auto presidenziali.

Il Presidente ha poi rivolto un pensiero commosso ai dipendenti pubblici morti per il Coronavirus. “Molte sono state le vittime della malattia fra quanti la hanno affrontata per motivi professionali o per incarichi ricoperti. Rivolgo il mio grato, commosso pensiero a sindaci, sanitari, appartenenti alle forze dell’ordine e a tutti i pubblici dipendenti deceduti a causa del virus” ha detto.

Il Capo dello Stato non ha dimenticato i giovani. “La necessità di frenare la diffusione del virus ha imposto limitazioni alla socialità, sacrificando l’affettività e i legami familiari. I più giovani sono stati temporaneamente privati dei luoghi in cui si costruisce e rafforza il senso civico di una collettività, primi fra tutti la scuola e lo sport”. E ha auspicato che il 2 Giugno sia una giornata per riflettere “sui valori fondativi repubblicani”.

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