Agro Aversano, false assicurazioni online: 16 misure cautelari. Sotto chiave case, negozi e auto. I nomi

Ondata di misure cautelari contro una banda di truffatori specializzata nel vendere false polizze assicurative. Nel 2018, a Milano, sono partite le indagini su una serie di polizze recanti logo contraffatto di note compagnie assicurative. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, ha portato all’esecuzione di 16 misure cautelari tra il capoluogo ambrosiano, Caserta e Isernia.

Caserta, false assicurazioni: 16 misure cautelari

Come spiega il Mattino, la cabina di regia del gruppo criminale era collocata nell’Agro aversano, ma nell’elenco degli indagati – ai quali è contestato, tra gli altri, il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, al riciclaggio e all’esercizio abusivo di attività assicurativa – compaiono anche persone residenti a Castel Volturno e Cancello e Arnone oltre che a Villa Literno.  I carabinieri hanno sequestrato 2 sale slot e scommesse, 18 società di rivendita di autovetture, 1 società di commercio di abbigliamento, 1 negozio di abbigliamento, 1 immobile, 3 terreni, 1 motoscafo, numerose autovetture anche di lusso, nonché numerosi rapporti finanziari.

Dalla vendita delle polizze contraffatte, la banda era in grado di incassare dalle 5mila ai 10mila euro al giorno. I proventi dei reati di truffa erano successivamente reinvestiti, ostacolando dunque l’identificazione della loro provenienza delittuosa, attraverso al predisposizione e l’attuazione di un articolato meccanismo, che consisteva nel far transitare il denaro accumulato quale corrispettivo dei contratti di assicurazione Rca falsi su diverse carte postepay intestate a prestanome (nel corso nelle indagini ne sono stati identificati almeno 280).

I nomi

I capi dell’organizzazione due giovani fratelli di Villa Literno, Federico e Dionigi Catena, erano noti in paese per l’elevatissimo tenore di vita tra auto di lusso e viaggi ai casinò di Campione, Lugano e Venezia. Insieme ai due principali collaboratori Salvatore Piccerillo e Antonio Di Dona sono risultati proprietari, attraverso lo schermo di teste di legno di varie società, operanti soprattutto nel settore della rivendita di auto, talvolta rubate o allestite con pezzi rubati, nonchhè di due sale slot, un negozio di abbigliamento e vari terreni: beni che sono stati sottoposti a sequestro nel blitz.

I nomi degli indagati

Federico Catena (capo)
Dionigi Catena (capo)
Salvatore Piccerillo (responsabile call center)
Francesco Pacia (responsabile call center)
Antonio Di Dona (responsabile call center)
Nicola Di Tella (addetto call center)
Marco Catena (addetto call center)
Michele De Rosa (addetto call center)
Virginia Ranieri (addetta call center)

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