Devono rispondere di altri reati davanti alla procura di Velletri, Marco e Gabriele Bianchi, i due picchiatori, adesso detenuti a Rebibbia e accusati di avere ucciso senza motivo, insieme a Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, Willy Monteiro Duarte. Cinque i procedimenti aperti a carico del più giovane dei due, Marco, tre quelli in cui risulta indagato o sotto processo Gabriele. Le verifiche sui drammatici fatti dello scorso 7 settembre, intanto, vanno avanti. Nelle ultime ore in tanti si sono presentati alla caserma dei carabinieri di Colleferro per riferire nuovi dettagli sulla notte tra sabato e domenica.
La rissa per un bacio
I militari che conducono le indagini, coordinati dalla procura di Velletri e hanno arrestato in flagranza gli indagati, esamineranno anche i tabulati e convocheranno Michele Cerquozzi, il ragazzo che, quando è cominciata la discussione tra Federico Zurma, Alessandro Rosati, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, per un bacio mandato al volo ad Azzurra, fidanzata di Rosati, ha chiamato i fratelli Bianchi perché intervenissero. Finora Cerquozzi era rimasto fuori dalle indagini.
Sono stati gli stessi picchiatori a sostenerlo, in sede di interrogatorio. Cerquozzi ha chiamato dicendo che era «impegnato in una violenta discussione e chiedeva loro di intervenire in suo soccorso». Così come non era stato coinvolto Omar, un altro amico dei picchiatori citato nell’interrogatorio da Belleggia.
Le indagini
Marco Bianchi prima dell’omicidio di sabato scorso risultava già indagato in cinque diversi fascicoli dai pm di Velletri. Le ipotesi sono di spaccio di stupefacenti, lesioni, rissa e porto di oggetti atti ad offendere. Il fratello maggiore è coinvolto invece in tre inchieste: anche lui spaccio e poi lesioni e minacce. Circostanze che hanno pesato anche nella valutazione del giudice, che ha sottolineato la totale assenza di «capacità di autocontrollo degli indagati e la sostanziale indifferenza rispetto alle iniziative processuali intraprese nei loro confronti».
Personalità che si delineano, sempre secondo il giudice, anche dall’indifferenza mostrata sabato notte, quando il crimine si è consumato in presenza di tanti testimoni e vicino a una caserma dei carabinieri. Il fatto che poi i due picchiatori fossero esperti di arti marziali e abbiano pestato Willy «con inaudita violenza», fa ipotizzare al gip che il reato, in futuro, possa essere aggravato da omicidio preterintenzionale in omicidio volontario.