L’appello dei presidi campani alla ministra Azzolina: “La scuola è importante. Ma lei cosa ha fatto?”

Sono trascorse appena 48 ore dall’ordinanza di De Luca, che impone la chiusura delle scuole (eccetto le materne) per arginare la crescita dei casi nella regione, consentendo soltanto la didattica a distanza.

Una decisione che era stata condannata pubblicamente dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, la quale l’aveva definita come “gravissima, profondamente sbagliata e inopportuna”.

Ieri pomeriggio l’inquilina del dicastero del viale Trastevere è tornata nuovamente sull’argomento. “Oggi gli studenti campani dove sono? In giro per le strade, i negozi i centri commerciali, ho visto le foto. Non credo siano luoghi più sicuri della scuola. Si tratta di una questione di priorità: la scuola è una priorità per il Paese?”, ha detto Azzolina al 35° convegno dei giovani imprenditori di Confindustria.

L’appello dei presidi campani

Ma le sue parole non sono piaciute affatto ai presidi campani, che hanno scritto una lettera aperta alla ministra Azzolina.

“Onorevole Ministro
In Campania, come Lei sa, a seguito dell’Ordinanza n.79 del Presidente della Regione, le attività didattiche in presenza sono sospese dal 16 ottobre fino al 30 ottobre (eccetto le scuole dell’Infanzia, che, con l’Ordinanza n. 80, possono riprendere le attività in presenza da lunedì 19 ottobre).
Dal giorno 15 ottobre come Dirigenti Scolastici ci siamo preoccupati di far partire la Didattica a Distanza in tutte le scuole: qualcuno ci è riuscito bene e qualcun altro meno bene, sicuramente.

Ci hanno molto colpito le Sue dichiarazioni a proposito degli studenti campani, che avrebbero, a Suo dire, affollato centri commerciali e strade. La rassicuriamo: i nostri studenti erano davanti ai computer, nelle loro case, a fare scuola e noi nelle scuole, insieme al personale ATA, a garantire che ciò avvenisse.
La scuola campana è una scuola seria, dove, pur tra mille difficoltà, si lavora sodo, spesso senza un’adeguata interlocuzione con gli Enti Locali (in molti casi assolutamente assente), in edifici dove la manutenzione straordinaria ed ordinaria lascia assai a desiderare, in assenza di certificazioni antincendio, con arredi che ricordano i decenni passati, in eterna carenza di personale. E con una carenza di spazi, in molte scuole, che non ha visto la pronta risposta su spazi alternativi, come annunciato più volte quest’estate.

Abbiamo riaperto le scuole, dopo la difficile e comune esperienza di lockdown della scorsa primavera, lavorando notte e giorno per renderle sicure, con acquisti di attrezzature per una pulizia più approfondita, con segnaletica che informasse adeguatamente sui comportamenti da adottare nella situazione epidemiologica in corso, con dispenser di igienizzanti per le mani e quant’altro.
Abbiamo trascorso il mese di agosto e i primi giorni di settembre letteralmente con il metro alla mano, per misurare le distanze necessarie tra i banchi e tra i banchi e le cattedre. Distanze che sovente cambiavano, a seconda delle interpretazioni del CTS e di altri soggetti.

E abbiamo riaperto con gli arredi di sempre, prevalentemente biposto (quelli che da decenni offre il mercato), con le solite sedie rotte, le solite cattedre traballanti.
Abbiamo anche riaperto con i soliti organici incompleti (a tutt’oggi), tra docenti di sostegno e collaboratori scolastici mancanti , convocazioni per le supplenze che vanno sempre più deserte.
Ma abbiamo riaperto: garantendo orari scaglionati per gli ingressi, rotazioni di vario genere, doppi turni, divisione in gruppi di classi, per garantire una ripresa in presenza, perché il nostro obiettivo è non far perdere un’ora di scuola a nessuno. E i contagi, nonostante ciò, sono aumentati. Già nelle prime settimane, difatti, abbiamo dovuto fermare spesso le attività in presenza, per numerosi casi di positività, tra studenti e docenti e non ci siamo sottratti alle esigenze di modificare la programmazione didattica, disponendo la didattica a distanza per gli alunni costretti all’isolamento domiciliare.

Questa è la situazione delle scuole in Campania. Ma Lei sicuramente la conosce, dal momento che abbiamo compilato ben 5 monitoraggi, quasi identici, durante l’estate scorsa, dove abbiamo risposto sempre alle stesse domande, in relazione al fabbisogno di ogni scuola.
A questo punto, rivolgiamo a Lei alcune domande, sicuramente non esaustive:
• perché abbiamo riaperto le scuole senza aver ricevuto gli arredi promessi (i famosi banchi monoposto)? A tutt’oggi in Campania ne sono stati consegnati poco più di 4.000
• perché non si procede con una campagna massiva di test rapidi agli studenti?
• perché a tutt’oggi non possiamo garantire ai nostri studenti gli insegnamenti in tutte le discipline, dal momento che gli organici non sono ancora completi?
• perché gli studenti disabili non possono ancora godere dei docenti di sostegno di cui hanno bisogno?
• perché sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri che riporta il numero di mascherine distribuite dal Commissariato alle scuole, i quantitativi non corrispondono alle consegne che effettivamente sono state effettuate, e ovviamente, per difetto?
• perché, a proposito dei trasporti, immaginando la movimentazione degli studenti, anziché prevedere un potenziamento di linee dedicate di trasporto per le scuole (semmai trasferendo le necessarie risorse agli Enti Locali), in ben 6 mesi, si è solo riusciti a decidere che si aumentava la capienza dei passeggeri?
• perché pochi giorni fa, il 2 ottobre 2020, è stata emanata una circolare di conferma delle elezioni degli Organi Collegiali in presenza entro il 31 ottobre, in piena emergenza epidemiologica?
Siamo consapevoli che Lei è il Ministro dell’Istruzione e che alcune scelte non dipendono dal Ministero da lei diretto: ma il Governo è organo collegiale.
Ci piacerebbe ricevere qualche risposta ad almeno qualcuna di queste domande. Perché non è vero che va tutto bene e non è giusto che si racconti questo agli italiani.
Su una cosa siamo d’accordo: è vero, le scuole, ad oggi, sono sicure. Noi lo sappiamo, lavoriamo da mesi e ogni giorno per renderle sicure. Ma le scuole non sono una cattedrale nel deserto, non sono una torre eburnea, sono realtà in un contesto. Forse se davvero la scuola è la priorità, come si sostiene da più parti, è il momento di investire seriamente sulla scuola, restituendole la dignità di perno delle nostre città: per fare questo serve una politica attiva e interventi tempestivi e massicci sul contesto. Noi ci siamo. E anche la Regione Campania”.

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