Sono già dieci i cantieri di Casoria dove nell’ultimo anno è stato esposto uno striscione per dire no alle estorsioni. L’ultimo è quello esposto venerdì in un cantiere di via Libertà , dove si sta adattando un capannone industriale alla prossima commercializzazione di profilati metallici.
Una reazione di coraggio a quella che era stata una minaccia delle più classiche. Martedì scorso degli sconosciuti a volto scoperto, senza nemmeno la mascherina, erano arrivati in moto e rivolgendosi agli operai avevano chiesto: «Ma il mastro vostro non lo sa che prima di iniziare i lavori si deve mettere a posto con gli amici? Qua comandiamo noi».
I lavoratori hanno riferito spaventati l’episodio al proprietario, che però non si è lasciato intimorire. Subito ha denunciato l’accaduto ai carabinieri di Casoria e si è messo in contatto con l’associazione antiracket Sos impresa sottoscrivendo, con il presidente Luigi Cuomo e la referente dell’associazione Libera, Maria Saccardo, un patto in cui si impegna a denunciare qualsiasi altro episodio estorsivo in cambio di assistenza e supporto nella fase giudiziaria.
Le indagini, dunque, proseguono con l’obiettivo di smascherare emissari e mandanti. La situazione di rischio per i commercianti casoriani, complice anche la crisi sanitaria ed economica, è molto alta. Tra gli episodi più spaventosi basti ricordare, anche se in questo caso non vi fu nessuna denuncia per estorsione, l’esplosione che colpì diversi negozi della galleria Marconi lo scorso 7 dicembre.
«Con il declino del clan Moccia – spiega il presidente di Sos Impresa – nell’area a Nord di Napoli gli orfani dell’organizzazione stanno dando vita a piccole compagini in feroce lotta tra di loro per il controllo del territorio e la riscossione del pizzo. Si tratta di gruppi numerosi e violenti, ma anche estremamente vulnerabili, tanto che nell’ultimo anno le forze dell’ordine hanno fatto una trentina di arresti nelle loro fila».