“Eder Speranza” in scena al Teatro Madrearte di Villaricca con Teresa Del Vecchio e la regia di Giorgio Carosi

Villaricca. Torna al Teatro Madrearte, di via della Repubblica 173, “Eder Speranza”; lo spettacolo, scritto ed interpretato da Teresa Del Vecchio e diretto da Giorgio Carosi, andrà in scena il 14 ed il 15 Novembre.

 

“Eder Speranza” è un monologo coinvolgente, intenso e ironico di una donna che, in maniera buffa, conduce lo spettatore nella sua problematica storia familiare, nel suo mondo di amare realtà e dolci sogni. Eder Speranza  con la sua allegria e il suo desiderio di “voler cominciare il futuro”,  presenta i personaggi che hanno affollato la sua vita facendoli rivivere in dialoghi di botte e risposte in un linguaggio decisamente vivace spennellato dal colore dialettale partenopeo. Lo spettatore segue la sua vicenda nel trascorrere del tempo e nel susseguirsi degli eventi. Eder si innamora e, ancora una volta, sogna. Ed infine tra racconti e segrete confidenze, in un fondersi confusionale di passato e presente, finzione e realtà, diventano tutti testimoni dell’inestricabile gabbia nella quale vive tutta la sua vita.

 

“Benché non ami molto i monologhi a teatro – commenta il regista Giorgio Carosi – quando ho letto “Eder Speranza” me ne sono immediatamente innamorato. Una delle cose che più mi ha colpito è stato il fatto che il racconto avesse in sé una struttura dialogica e la possibilità di entrare ed uscire dalla tanto temuta quarta parete. Così – aggiunge – ho pensato, con l’ausilio e la disponibilità dell’autrice del testo nonché interprete, di utilizzare tutti questi elementi facendo rivivere la vicenda della protagonista come fosse una commedia. Si alternano quindi passaggi in cui lei ci presenta i personaggi che popolano la storia e ce ne parla, ad altri in cui li interpreta lei stessa, ad altri ancora in cui ci dialoga come se loro fossero lì ed è allora che si alza la quarta parete. In una chiave di lettura naturalistica che mischia il più possibile, e il testo me ne ha dato la possibilità, momenti di comicità schietta ed ironia a momenti piuttosto drammatici il più possibile senza compiacimento.La scena è abbastanza ricca di elementi e di luoghi che la protagonista fa rivivere man mano che si svolge la vicenda. Il mio obiettivo – conclude Carosi – è stato quello di evitare la staticità che spesso è riconoscibile nelle strutture monologanti”.

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