Finalmente qualcuno dalla nostra parte.

Abbiamo creduto in giovani sindaci per poi puntualmente ricrederci: troppo deboli per fare qualcosa di concreto, troppo scaltri per mettersi contro il potente di turno. Abbiamo riposto fiducia in politici dalle belle idee ma ammaliati dalla dolce vita romana hanno abbandonato le barricate per preferire le poltrone. Abbiamo immaginato che il riscatto potesse arrivare da un potere regionale troppo distante dai nostri problemi per capirli davvero. Abbiamo creduto in un Ministro messo lì per porre fine alla tragedia della terra dei fuochi: è stata la delusione più grande. Il valido generale arrivato a Roma ha pensato più ai like che ai roghi.

Quando ormai i riflettori si erano spenti, quando il movimento ambientalista si era ridotto a singoli egocentrismi, quando una pandemia assassina aveva derubricato l’emergenza ambientale in Campania ad una faccenda locale è arrivata a sorpresa la svolta.

La verità l’ha messa nero su bianco la Procura di Napoli Nord. Un magistrato di nome Francesco Greco ha avuto il coraggio di dire senza mezzi termini che qui si muore e che questa è un’emergenza come il Covid.

Uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità non offre più giustificazioni ai ritardi, agli stupidi balletti di competenza, a quelli che “non si può fare”. Ai dirigenti sanitari che facevano finta di niente. A quelli “ma i dati sono ancora da verificare”. Nessuno si può più girare dall’altra parte.

Ora che dovranno essere investiti i fondi del Recovery la priorità deve essere sconfiggere la terra dei fuochi.

C’è un unico modo per farlo davvero: rendere quelle terre da anni bersaglio di incivili ed ecomafiosi, il fulcro di un nuovo sviluppo campano. Per sconfiggere la terra dei fuochi c’è bisogno di rilanciare la nostra agricoltura.

Non dobbiamo andare lontano per avere le risposte: già sono sotto i nostri occhi. Basta visitare aziende agricole come l’Egiziaca o impianti di fotovoltaico come quello sul doppio senso per capire la direzione da intraprendere.

Le terre compromesse vicine alle discariche possono divenire sede di impianti di produzione di energia solare. Quelle invece ancora fertili devono finire nelle mani di imprenditori agricoli che sanno come farle valere. A loro vanno dati fondi per investire e proteggerle.
Dare loro la possibilità di creare lavoro e sviluppo. Costellare le nostre campagne di proprietà private che producano reddito. Solo così possiamo salvarle. Chi pensa che non sia possibile non ha mai davvero visto le nostre terre. Quelle compromesse sono una piccola percentuale.

Poi c’è da fare le bonifiche. Quelle vere. C’è un libro scritto dall’Ingegnere Armando di Nardo che spiega come farle. Mancavano solo i soldi. Ora devono stanziarli per davvero. Si deve mettere da parte ogni conflitto di competenza o scaricabarile e far lavorare regione e governo allo stesso tavolo.

L’ultimo grande capitolo è quello più importante. La prevenzione. Sui comuni più colpiti dobbiamo far partire da subito una campagna di screening. Tutte le nostre donne dai trent’anni in su devono fare i test per la mammella già da subito. Ogni giorno perso è un morto in più è chiaro?

Ora non c’è più tempo da perdere. Perché se fino a ieri far finta di niente era una vergogna da oggi è un reato.

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