“La definizione di Napoli come Terzo Mondo è eccessiva, anche perchè non va a toccare la gestione della città: negli ultimi 20/30 anni, questa città non è stata gestita bene e tutto questo si ritorce contro gli abitanti, i napoletani, noi stessi. Noi siamo costretti a giustificarci di colpe che non sono nostre”: questa l’opinione di Gennaro De Crescenzo in merito all’articolo pubblicato su “Le Figaro” in cui Napoli veniva definita come “terzo mondo d’Europa”. Il docente e saggista è intervenuto durante “Campania Oggi”, trasmissione in onda su Tele Club Italia dal lunedì al venerdì.
L’intervento di Gennaro De Crescenzo
“Io ho letto l’articolo su “Le Figaro”, per il 90% non possiamo non essere d’accordo. Noi viviamo tutti i giorni questa città e non possiamo negare vi siano delle problematiche. Il problema vero è la definizione pararazzista che è venuta fuori nella sintesi di questo articolo: considerare Napoli come Terzo Mondo è eccessivo. Anche perchè non va a toccare la gestione della città: negli ultimi 20/30 anni questa città non è stata gestita bene ma tutto questo si ritorce contro gli abitanti, i napoletani, noi stessi. Noi siamo costretti a giustificarci di colpe che non sono nostre, a sentirci in colpa rispetto a chi ha detto Napoli è Terzo Mondo. Vuol dire che qualcuno sta facendo un gioco sporco contro i napoletani” sostiene De Crescenzo.
“Napoli e il sud vengono raccontate dai media nazionali come cronaca nera, malasanità: questo si chiama storytelling. Noi non neghiamo che la città presenti delle difficoltà: io insegno a Scampia da 20 anni e non vedo ragazzi con i mitra. C’è una Scampia sana che non viene fuori. Per questo, quando Napoli viene definita come Terzo Mondo è inevitabile che si reagisca: quella definizione di terzo mondo era stata fatta in maniera cattiva – prosegue il docente -. In 19 anni al sud sono stati sottratti 840 miliardi di euro. Abbiamo la metà dei diritti del Nord Italia: è ovvio che si diventi terzo mondo con prospettive zero”.
“Il problema è che ci sono state intere generazioni di classi dirigenti che quando si tratta di difendere il Sud fanno finta di nulla. Serve gente che inizia a battere i pugni sul tavolo e a rivendicare quello che ci spetta” conclude De Crescenzo.